Gestione del porto, silenzio della Regione sui progetti dei privati
Nel 2020 scadranno definitivamente le concessioni Marinedì e Consorzio hanno presentato le loro proposte
ALGHERO. Una delle carte da giocare nel contesto dell’offerta di servizi della Riviera del Corallo è sempre stata quella del porto. In particolare il comparto della nautica in transito, quella dei grandi yacht capaci di muovere attività economiche diffuse, dalla accoglienza alla manutenzione e rimessaggio. In passato perfino una organizzazione credibile come quella degli artigiani aveva puntato sulla nautica da diporto per una serie di servizi che andavano dai pasti a bordo alla parrucchiera. Ma fino a oggi, nonostante i consistenti investimenti di denaro pubblico per l’infrastrutturazione della marina algherese quelle risposte di sviluppo e occupazione non sono giunte. Sarebbe sufficiente una verifica su quanti posti di lavoro sono garantiti nell’area portuale. L’unico risultato raggiunto è stato quello di socializzare i costi e privatizzare i, pochi, guadagni.
Ora le disposizioni Comunitarie e nazionali prevedono che nel 2020 vengano a cessare tutte le concessioni e si proceda obbligatoriamente a una gestione unitaria delle aree portuali. Dal 2013 è giacente presso gli uffici regionali una proposta della Marinedì, gruppo che opera nel settore anche in campo nazionale, con un progetto specifico. Dal 2015 anche il Consorzio del porto ha presentato una propria proposta con gli stessi obiettivi.
Gli assessorati regionali coinvolti sono quelli agli Enti locali e ai Lavori pubblici, ma fino a oggi non è giunta nessuna risposta di tipo operativo, i dossier delle due società giacciono nelle sedi degli assessorati e il 2020, che qualche anno fa sembrava così lontano, ormai è in dirittura di arrivo.
La nautica a livello nazionale sta vivendo una sorta di trasformazione: ritornano le grandi barche e si riducono le cosiddette stazze minori. Una opportunità importante per una realtà portuale come quella algherese che dispone, tra l’altro, di un aeroporto a poco più di una decina di chilometri dalla città. Una logistica quindi assolutamente favorevole ma che non viene sfruttata in modo adeguato per le incertezze decisionali che si sono manifestate fino a oggi e che di fatto stanno congelando ogni ipotesi di sviluppo e rilancio dell’area portuale.
Lo scorso anno il Comune di Alghero è uscito dal Consorzio del Porto, con deliberazione della giunta e del consiglio comunale, pur restando attualmente detentore di quote per circa 1500 euro.
Sembra che a determinare una ritardo nella decisione di affidamento della gestione dell’area portuale sia la discussione su che tipo di porto adottare: quello che guarda al mercato esterno con una finalità prevalente per l’acquisizione di nuovi flussi di transito, o la visione di un’area per un consumo sociale, come di fatto è ora, ma più commercializzata con insediamenti e attività in grado di rivitalizzarne la fruizione. In attesa che il dilemma venga affrontato invia definitiva anche il porto di Alghero vive una situazione di stallo ancora priva di prospettive.