La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, un esercito di disperati senza lavoro, casa e salute

di Gian Mario Sias
Alghero, un esercito di disperati senza lavoro, casa e salute

Drammatico bilancio tracciato dall’assessora ai Servizi sociali Castellini. «Lavoriamo per restituire la fiducia, ma per risolvere i problemi serve tempo»

12 maggio 2017
2 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. «Lavoriamo per restituire alle persone la fiducia in loro stesse e nelle istituzioni». Marisa Castellini, assessore dei Servizi sociali del Comune di Alghero, si leva l’elemetto e per qualche minuto abbandona la trincea di viale della Resistenza.

Gli uffici dell’assessorato sono ogni giorno la meta di tantissime persone in cerca di aiuto. Un grido di disperazione che ogni giorno si fa più forte. Di fronte alle difficoltà morali, culturali e materiali, l’amministrazione cerca di intervenire come può, di tamponare situazioni estreme, di proteggere chi non lo sa fare da solo. Ma soprattutto cerca di lavorare per cambiare le regole, chiedendo al legislatore di rivedere un impianto normativo che spesso rende inefficace lo sforzo di chi affronta l’emergenza in prima linea.

Assistenti sociali, psicologi, pedagogisti, ma anche impiegati, funzionari e dirigenti che toccano con mano il dolore, la difficoltà, l’assenza di strumenti culturali adatti a qualsiasi ipotesi di riscatto. È in questo clima, che non ha censo e non ha età, che si annida una crisi sempre più vasta. Di cui gli effetti materiali sono solo l’aspetto più apparente.

«La complessa macchina dei servizi sociali, che coinvolge diversi soggetti, ha il ruolo di assistere il disagio sociale – dice l’assessore – purtroppo la maggior parte degli utenti si ferma a questo aspetto». Perché in realtà il lavoro che si vorrebbe cercare di fare è più complesso. «L’idea è di prendere per mano chi vive nel disagio e portarlo fuori, verso nuove possibilità – prosegue Marisa Castellini – ma per questo dobbiamo lavorare sulla formazione e sull’informazione».

Le emergenze sono tre – lavoro, casa, salute – e la fila di chi tende una mano è lunghissima. «Ma in determinati contesti è inutile continuare intervenire con soluzione tampone, bisogna poter lavorare sulle persone, sulle loro consapevolezze, sulla loro volontà di riscatto», fa eco il dirigente del settore, Giansalvo Mulas. «Occorre prenderli per mano, fargli capire che il Comune e le altre istituzioni possono arrivare fino a un certo punto – insiste l’assessore – oltre il quale serve la volontà di riscatto da parte di chi, per scelta o per fortuna». Serve un cambio culturale. «Le emergenze di cui ci occupiamo non hanno una soluzione immediata – conclude Marisa Castellini – se un’amministrazione deve ottemperare strutturalmente alla mancanza di lavoro, serve tempo». E servono cantieri-lavoro o cooperative lavoro, «che ci consentirebbero di lavorare con più tempo per rimettere in moto le persone, per ridargli fiducia, per prenderle per mano e dirgli che ce la possono fare, per cercare di inserirle nel mercato del lavoro stabile».

In Primo Piano
Il funerale

«Il nostro Stefano torna a casa»: all’ippodromo di Sassari la camera ardente per il giovane fantino

Le nostre iniziative