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Olmedo, si inasprisce la protesta: i minatori occupano anche gli uffici

La protesta dei minatori di Olmedo
La protesta dei minatori di Olmedo

Nuova azione di lotta dopo il presidio a 180 metri di profondità. Gli operai chiedono alla Regione di riprendere possesso dell'impianto

12 settembre 2017
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OLMEDO. Sale la tensione nella miniera di bauxite di Olmedo. Dopo l'occupazione del sotterraneo a 180 metri di profondità, da oggi i minatori presidiano anche gli uffici. Il loro è un «annuncio di sfratto» alla Elmin, società che ha rinunciato alla concessione mineraria. Chiedono che «la Regione riprenda possesso» dell'impianto. «Abbiamo preso la miniera, ci appartiene», dicono i lavoratori. Ieri sera l'assessora regionale dell'Industria, Maria Grazia Piras, incontrando loro ed i sindacati negli uffici sassaresi della Regione, si è rammaricata per l'occupazione ed ha ribadito la correttezza delle azioni della Regione per individuare il nuovo concessionario.

«Il 18 settembre si conosceranno le offerte - ha spiegato - poi la commissione valuterà il progetto e le capacità tecnico-economiche di chi lo propone». Intanto, «in attesa del riaffido valuteremo ogni intervento possibile per trovare un'occupazione temporanea a chi ha perso gli ammortizzatori sociali o li sta per perdere», ha assicurato Piras. L'assessora si è anche augurata che l'occupazione cessi presto.

«La Regione faccia sì che l'Elmin realizzi presto le prescrizioni impostele e lasci il sito ai nuovi gestori», hanno risposto i segretari provinciali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Ugl Chimici, Gianfranco Murtinu, Luca Velluto, e Simone Testoni. Quanto alla Futura srl, che avrebbe risposto al bando regionale, «si valuti celermente la sua proposta e se ne discuta coi sindacati».

Bene le aperture della Regione, è la sintesi degli operai, «ma l'impegno è insufficiente» e perciò «l'occupazione della miniera proseguirà, anche per controllare che l'Elmin rispetti le prescrizioni ed eviti lungaggini». Oggi il colpo di scena: «Abbiamo ascoltato l'assessora con rammarico, rabbia e frustrazione, eravamo lì per discutere di sopravvivenza», dicono per spiegare «l'esproprio sindacale» attraverso cui «il territorio rivendica il diritto al lavoro». I minatori parlano di «promesse disattese, non accusiamo la giunta dell'inefficienza gestionale di S&B, ma chiediamo come si sia arrivati a questo punto».

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