La Nuova Sardegna

Alghero

Matteatu, sequestro preventivo infinito

di Gian Mario Sias
Matteatu, sequestro preventivo infinito

Dopo otto anni slitta ancora l’apertura del processo a una novantina di lottizzanti. E nel frattempo il reato è prescritto

21 settembre 2017
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ALGHERO. L’odissea giudiziaria di Matteatu, la lottizzazione alle porte di Alghero per cui da otto anni ci sono una novantina di persone sul banco degli imputati, non finisce mai. Ieri poteva essere la volta buona, ma anche l’udienza presieduta da Antonietta Crobu, giudice onorario del tribunale di Sassari, è servita solo per prendere atto dell’ennesimo cambio di titolarità del faldone che dal 2009 continua a passare di mano in mano senza che si venga a capo della vicenda dai connotati tipicamente algheresi. I reati sono ormai prescritti, ma un dubbio interpretativo sulle norme nazionali, ancora non risolto dai più alti gradi di giudizio a livello comunitario, tiene con il fiato sospeso gli ex proprietari del terreno, i tecnici comunali e quelli privati, i titolari dei lotti: tutti accusati di lottizzazione abusiva in un’area che in teoria, o almeno questa è l’accusa, era destinata ad attività agricola. Cinquanta ettari di niente, lungo la strada di Olmedo, trasformati in una area residenziale vera e propria, in cui in tanti abitano già da diverso tempo, altri attendono di coltivare i propri interessi, nel vero senso della parola, e altri ancora si ritagliano qualche tempo di relax e di silenzio, lontano dal centro abitato.

Della vicenda iniziata nel 2009 si occupò il pm Paolo Piras, che firmò la richiesta di sequestro. Il giudice era invece Teresa Castagna. Dopo il suo trasferimento, le carte sono passate al suo collega Giancosimo Mura, che però dal 1° settembre è passato dal ruolo di giudice monocratico a quello di giudice per le indagini preliminari. In attesa che si sappia chi arriverà a ricoprire il suo incarico all’interno della Procura di Sassari, ieri il giudice Crobu non ha potuto fare altro che rinviare l’udienza al prossimo 25 ottobre.

Per gli imputati e per le loro famiglie non è una buona notizia: sin qui l’orientamento maturato dalla Procura di Sassari era favorevole al principio per cui, dato che i reati sono prescritti, non ha senso confiscare i beni come previsto per la lottizzazione abusiva. Al principio si sono appellati spesso anche i legali del collegio difensivo, che si sono rivolti anche alla Corte di giustizia europea in riunione plenaria: in Italia la confisca è possibile anche se il reato che l’ha originata è prescritto, in Europa questa è un’incongruenza legislativa.

Quale orientamento seguirà chi fra un mese dovrà decidere sul caso? Matteatu fu donata da Dolorisita Mura ai suoi sette figli, i fratelli Retanda. Era il 1981 e i sette stabilirono come dividersi il tesoro di famiglia. Nel marzo del 2003 vennero rettificati i confini della proprietà e in un anno il terreno venne solcato da immaginarie rette per creare 109 lotti in cui, nel tempo, sono sorte 35 costruzioni. A norma di legge, dovevano essere casette rurali, piccole costruzioni di servizio, ma alcune sono diventate abbastanza grandi e belle da destare l’attenzione della Forestale, che segnalò alla Procura. L’allora gip Massimo Zaniboni la definì per primo una lottizzazione abusiva. Dopo dieci anni, la vicenda è sempre ferma a quella definizione. E novanta persone aspettano di essere giudicate.

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