La Nuova Sardegna

Alghero

L’odissea notturna degli stagionali rimasti senza lavoro

di Gian Mario Sias
L’odissea notturna degli stagionali rimasti senza lavoro

Centinaia in fila per il riconoscimento della disoccupazione: «Evadono solo trenta pratiche al giorno, siamo alla follia»

09 novembre 2017
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ALGHERO. Ad Alghero va di moda fare la fila. C’è chi la fa per entrare nel Pd, chi per entrare in maggioranza, chi – “virtualmente” – per riuscire a fare un biglietto aereo e chi, anche se ne farebbe volentieri a meno, deve fare la fila per mettersi in regola con le nuove procedure per il riconoscimento della disoccupazione.

Così, una storia di ordinaria e testata burocrazia si sta trasformando in una vera e propria odissea per i tantissimi lavoratori stagionali che da settimane sono costretti ad affrontare levatacce, notti in bianco e code interminabili, nel vero senso della parola, per riuscire a completare un percorso amministrativo che gli consenta di percepire il meritato assegno di disoccupazione. Che altro non è che una tutela per chi ha completato la stagione contrattuale con una qualsiasi delle tantissime attività che, finite le vacche grasse del turismo balneare, chiudono baracca e burattini e arrivederci alla prossima primavera.

Composti, disciplinati, con grande spirito di corpo, i lavoratori stagionali si organizzano e stanno alle regole di ingaggio un po’ improvvisate, ma questo non gli impedisce di gridare allo scandalo per una situazione ai limiti del paradosso. Grosso modo, funziona così. Scade il contratto, si firma per avere la disoccupazione.

Da quel momento in poi, un lavoratore ha quindici giorni di tempo per recarsi ai Centri per l’impiego dell’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro. Lì deve sostenere un colloquio, ben più complesso delle precedenti procedure di accertamento anagrafico, con cui stringe una sorta di “patto d’onore” con cui si impegna, pena la perdita dei benefici della disoccupazione, a cercarsi un altro impiego. Si tratta di uno dei tanti effetti prodotti dal Jobs Act di Matteo renzi in tema di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, di semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro, di riordino delle forme contrattuali e di miglioramento della conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita. Non è detto che il principio sia sbagliato, ma la gestione è sicuramente sciagurata.

Almeno ad Alghero, dove pochi impiegati sono costretti a far fronte a un esercito di richieste e un esercito di richiedenti sono costretti ogni giorno a rinunciare e a riprovarci il giorno successivo. Il bivacco per un posto in prima fila, all’ingresso di via Sardegna, inizia anche alle 2.30 del mattino. Un gruppo di amici, qualche sera fa, si è organizzato con panini e birra, trasferendo davanti all’ex Cesil la movida catalana.

«Questi uffici, ai quali non abbiamo nulla da dire, riescono a evadere al massimo trenta pratiche al giorno – spiegano alcuni dei “nottambuli” del Centro per l’impiego – ma quando loro aprono al pubblico, alle 9 del mattino, ci sono già oltre 150 persone ad attenderli». Un delirio che ha scatenato la solidarietà di corpo e ha ispirato l’autogestione. «In pratica il primo utente che arriva prende carta e penna e si segna, passandolo poi a quelli che arrivano dopo di lui», raccontano gli stagionali mentre attendono, inutilmente, di essere ricevuti. «In pratica, per evitare caos e polemiche, ci si è organizzati autonomamente, ma resta il fatto che l’evasione delle pratiche è sempre troppo lenta rispetto all’affluenza», sottolinea qualcuno al quale è già capitato di presentarsi alle 6, pensando così di essersi assicurato un posto al sole, e di essere tornato a casa con un nulla di fatto. «Io ho firmato la disoccupazione già da dieci giorni – confida una persona in fila – o riesco a fare quest’operazione entro venerdì o resto al verde».

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