La Nuova Sardegna

Alghero

Giornata in trincea per 56 “fortunati”

di Gian Mario Sias

Tante sono le pratiche evase quotidianamente dagli uffici Pochi impiegati, spazi angusti, si entra in cinque per volta

11 novembre 2017
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ALGHERO. Più che un ufficio è una trincea. Pochi impiegati, spazi angusti. Non in tutto il periodo dell’anno, ma in questo periodo sì. Perché questo, ad Alghero come in altre località turistiche, non è un periodo dell’anno qualunque. Si chiude il sipario, finisce la stagione turistica e dell’accoglienza, gli imprenditori vanno in letargo, chiudono alberghi, ristoranti, bar, stabilimenti balneari. Ad Alghero, insieme alle saracinesche chiuse, rimane un esercito di disoccupati. I lavoratori stagionali.

E se la loro odissea è fatta di nottate trascorse davanti alle serrande dell’avamposto cittadino dell’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, quella di chi li riceve in quegli uffici non è una quotidianità meno impegnativa. I diretti interessati, non parlano. Non possono, non sono autorizzati a rilasciare dichiarazioni. Ma per spiegare che quelle file autogestiste sin dall’alba – sotto la pioggia, al freddo, al buio, sotto il sole cocente, insomma in qualsiasi condizione e qualsiasi ora del giorno e della notte – non dipendono da loro e dalla loro operatività, bastano i numeri. Dall’inizio di novembre, considerato che c’è stato di mezzo un week end e che il 1° era festa, sono state 1716 le pratiche vagliate agli sportelli di via Sardegna. Tra iscrizioni, colloqui pianificati o accettati schede inserite, anagrafiche aggiornate, spicca un dato su tutti: 335 colloqui sostenuti. In sei giorni lavorativi, sono mediamente 56 al giorno. Il doppio di quanto dichiarato dai lavoratori. La differenza, probabilmente, la fa l’esasperazione di chi deve lottare contro il tempo, affrontare situazioni paradossali, sottoporsi a notti in bianco e lunghe ed estenuanti attese.

Ma è un dato di fatto che i Centri per l’impiego di Alghero, in realtà, funzionano e rappresentano una “best practice” grazie alla dedizione degli operatori. Che non conoscono orari e vanno avanti sino all’ultimo utente che si presenta, ma che hanno dovuto fare i conti con una fiumana di gente, nelle ultime settimane: si tratta di uno degli effetti paradossali di una stagione turistica che, senza poter minimamente parlare di boom, ha comunque fatto registrare buoni numeri, anche sul piano occupazionale. Fuori dagli uffici, gli stagionali e tutti gli altri che devono seguire il percorso necessario per accedere ai diritti di quella che viene comunemente definita la “disoccupazione”, si sono organizzati. Come hanno raccontato loro le scorse mattine, in attesa che facesse luce lì davanti a quegli sportelli che aprono alle 9, chi arriva per primo si arma di carta e penna e inizia a dirigere volontariamente il traffico, in modo tale che ci sia un ordine di accesso rispondente alle ore trascorse fuori dall’ufficio, dove tutti insieme non possono essere ricevuti per questioni di spazio.

Gli utenti entrano a gruppi di cinque, è così sino alle 12. I temerari che resistono sino a quell’ora vengono fatti entrare tutti, alle loro spalle si chiude la serranda, per uscire si usa una porta secondaria. E la giornata di impiegati e utenti va avanti così, senza un’ora precisa di chiusura, sinché tutti non sono stati serviti. Tutto grazie alla buona volontà degli operatori e alla pazienza degli utenti.

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