Pesca, a giorni il vertice con la Regione
di Gianni Olandi
L’elenco dei problemi delle marinerie del nord Sardegna consegnato all’assessorato all’Ambiente
27 gennaio 2018
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ALGHERO. In vista dell'incontro con l’assessore regionale all’agricoltura che dovrebbe tenersi entro il mese di gennaio, si è svolta nei giorni scorsi una riunione nel corso della quale il capo di gabinetto dell'assessore Caria, Valerio Meloni, ha incontrato una folta rappresentanza dei pescatori delle marinerie di Alghero e Porto Torres.
Incontro propedeutico a quello ormai imminente con il referente del settore pesca della giunta regionale, che si terrà ad Alghero, e al quale parteciperanno oltre alle marinerie di Alghero e Porto Torres, anche quelle di Bosa, Castelsardo, fino a Santa Teresa Gallura, in pratica l'intero comparto della piccola pesca che opera nel Nord Sardegna.
L’incontro con Valerio Meloni è servito ai pescatori locali per rappresentare le difficoltà che la categoria sta attraversando a cominciare dalle condizioni meteo marine che in questi primi 55 giorni dell'anno lavorativo hanno consentito alla piccola pesca di uscire in mare soltanto per due o tre volte. «Ma i veri problemi – sostiene Giovanni Delrio del consorzio algherese Banchina Millelire che insieme ai colleghi turritani sta cercando il confronto con la Regione – non sono quelli legati al maltempo particolarmente inclemente fin dallo scorso dicembre e quasi per tutto gennaio, ma quelli normativi, dal fermo biologico alle quote tonno, dall’abusivismo ai controlli delle attività in mare».
Al capo di gabinetto dell’assessorato all’Agricoltura sono state evidenziate le contraddizioni in atto nel settore della pesca dell’aragosta, il cui fermo dal primo settembre al primo marzo è difforme da quello nazionale, da maggio a dicembre. Tra l'altro chiudere a settembre la pesca dell’aragosta significa togliere il prodotto principe quando la domanda è ancora forte la presenza dei turisti. Altro problema, quello legato alla cosiddetta pesca “accidentale” : se un tonno finisce nelle reti si precipita in una sorta di limbo normativo. Per i danni provocati dai delfini, che anno dopo anno stanno registrando un vistoso aumento, vengono sollecitati provvedimenti come quelli adottati per i cormorani di Cabras. Altra questione: i controlli sulla pesca a strascico che spesso opera su bassi fondali e sulle praterie di posidonia con devastazioni sulla fauna ittica facilmente immaginabili.
E ancora: oltre all’abusivismo c’è anche quello della pesca sportiva. I pescatori chiedono che il pescato degli sportivi non venga inserito nel circuito commerciale, in particolare quello della ristorazione, in quanto si attiva una vera e propria concorrenza sleale che penalizza le piccole imprese creando un mercato sommerso con violazioni anche di tipo fiscale. La “lista della spesa”, almeno per gli argomenti di maggiore rilievo, si conclude con la richiesta di poter recuperare, durante il fermo biologico quelle giornate nelle quali le barche sono rimaste agli ormeggi per via del maltempo.
Incontro propedeutico a quello ormai imminente con il referente del settore pesca della giunta regionale, che si terrà ad Alghero, e al quale parteciperanno oltre alle marinerie di Alghero e Porto Torres, anche quelle di Bosa, Castelsardo, fino a Santa Teresa Gallura, in pratica l'intero comparto della piccola pesca che opera nel Nord Sardegna.
L’incontro con Valerio Meloni è servito ai pescatori locali per rappresentare le difficoltà che la categoria sta attraversando a cominciare dalle condizioni meteo marine che in questi primi 55 giorni dell'anno lavorativo hanno consentito alla piccola pesca di uscire in mare soltanto per due o tre volte. «Ma i veri problemi – sostiene Giovanni Delrio del consorzio algherese Banchina Millelire che insieme ai colleghi turritani sta cercando il confronto con la Regione – non sono quelli legati al maltempo particolarmente inclemente fin dallo scorso dicembre e quasi per tutto gennaio, ma quelli normativi, dal fermo biologico alle quote tonno, dall’abusivismo ai controlli delle attività in mare».
Al capo di gabinetto dell’assessorato all’Agricoltura sono state evidenziate le contraddizioni in atto nel settore della pesca dell’aragosta, il cui fermo dal primo settembre al primo marzo è difforme da quello nazionale, da maggio a dicembre. Tra l'altro chiudere a settembre la pesca dell’aragosta significa togliere il prodotto principe quando la domanda è ancora forte la presenza dei turisti. Altro problema, quello legato alla cosiddetta pesca “accidentale” : se un tonno finisce nelle reti si precipita in una sorta di limbo normativo. Per i danni provocati dai delfini, che anno dopo anno stanno registrando un vistoso aumento, vengono sollecitati provvedimenti come quelli adottati per i cormorani di Cabras. Altra questione: i controlli sulla pesca a strascico che spesso opera su bassi fondali e sulle praterie di posidonia con devastazioni sulla fauna ittica facilmente immaginabili.
E ancora: oltre all’abusivismo c’è anche quello della pesca sportiva. I pescatori chiedono che il pescato degli sportivi non venga inserito nel circuito commerciale, in particolare quello della ristorazione, in quanto si attiva una vera e propria concorrenza sleale che penalizza le piccole imprese creando un mercato sommerso con violazioni anche di tipo fiscale. La “lista della spesa”, almeno per gli argomenti di maggiore rilievo, si conclude con la richiesta di poter recuperare, durante il fermo biologico quelle giornate nelle quali le barche sono rimaste agli ormeggi per via del maltempo.