La Nuova Sardegna

Alghero

FONDAZIONE META 

L’arrivo dei privati non sposta gli equilibri

ALGHERO. «Come mai per tutti questi anni l’ingresso dei privati in Fondazione Meta non è mai stato nell’agenda politica del sindaco e della maggioranza mentre ora, che c’è stata una modifica di...

09 febbraio 2018
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ALGHERO. «Come mai per tutti questi anni l’ingresso dei privati in Fondazione Meta non è mai stato nell’agenda politica del sindaco e della maggioranza mentre ora, che c’è stata una modifica di statutaria che lo rende praticamente inutile, viene caldeggiato con così tanta insistenza? Ma soprattutto, perché si è proceduto con una modifica dello statuto che stravolge nella sua stessa essenza la natura della Fondazione?». Pur avendo già un’idea di quale sia la risposta esatta, Marco Di Gangi, presidente del club di prodotto Domos – che offre servizi nel campo della ricettività turistica extralberghiera – scaraventa le sue perplessità su Porta Terra, sede di rappresentanza del sindaco Mario Bruno e dell’esecutivo. La scorsa estate Di Gangi, insieme a Confcommercio e Federalberghi aveva messo nero su bianco una serie di doglianze nei confronti di Bruno e, parallelamente, aveva fissato con i suoi compagni di cordata alcuni punti da chiedere all’esecutivo come priorità dell’attività amministrativa.

Spulciando le carte, però, Di Gangi ha scelto di non andare troppo di fretta in quella direzione. «Meta è una fondazione di partecipazione e la presenza dei privati è sempre stata prevista, tanto che sin dalla sua nascita Stefano Visconti di Federalberghi è stato nel cda», sentenzia Di Gangi. «Prima questa amministrazione era scettica e non era troppo convinta di voler lasciare quel tenere di vita – spiega Di Gangi – poi l’hanno letteralmente gestita come un bancomat per realizzare iniziative che di volta in volta, in maniera estemporanea e senza programmazione, vengono finanziate». Come se non bastasse, «Bruno si è guardato bene dal fare proselitismo per tanti anni – sentenzia Di Gangi – e se ne ricorda ora che lo statuto è stato snaturato, che la Fondazione è stata trasformata di fatto in una società in house, e che i privati non avrebbero voce in capitolo». Piuttosto, è il dubbio che lo assale, «questa modifica statutaria sarebbe stata fatta per adeguarsi alla legge Madia, la cui applicazione era però esclusa alle Fondazioni», è il sasso lanciato nello stagno della politica algherese. E se questa modifica «non fa altro che estendere il controllo analogo del Comune sulla Fondazione: che bisogno c’era di questo pasticcio?». (g.m.s.)



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