La Nuova Sardegna

Alghero

«Caso Calabona: noi rispettosi dell’ambiente, gli altri non so»

di Gian Mario Sias
«Caso Calabona: noi rispettosi dell’ambiente, gli altri non so»

Parla Giovanni Pirisi, uno dei soci della MPFinance che si rende disponibile a un confronto pubblico. «Per noi il Puc non deve prevedere il consumo di altro territorio, ma la riqualificazione dell’esistente»

03 aprile 2018
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ALGHERO. «Il nuovo Puc di Alghero dovrebbe essere a volumetrie zero». Studi di economia, prime esperienze lavorative a Milano, 29 anni, idee chiarissime, un progetto imprenditoriale molto ben definito, Giovanni Pirisi si leva i sassolini dalle scarpe e lancia la sfida. Socio e cofondatore di MPFinance, la società immobiliare specializzata nella realizzazione di abitazioni di pregio ad altissima efficienza e a elevato grado di sostenibilità, insieme all’altro socio – Giuseppe Moscatelli – si è morso la lingua per mesi. La gogna cui è stato esposto “Fetch”, il progetto di riqualificazione di due ville in stato di abbandono sul litorale di Calabona, gli ha creato un danno di immagine, ha rischiato di far tramontare la realizzazione del “condominio” a 5 stelle e, soprattutto, l’ha contrariato per i toni e per i contenuti di un dibattito che – stando al parere monocratico del presidente del Tar – non aveva alcun presupposto logico e normativo. E come se non bastasse, «dispiace sentire e leggere certe prese di posizione da parte di alcuni che possiamo considerare classe dirigente e che hanno l’obbligo e l’onore di rappresentare interessi collettivi», è una delle sottolineature.

Ora che ha raggiunto e sottoscritto con Sovrintendenza, Ufficio tutela del paesaggio e Comune di Alghero un accordo che mette tutti d’accordo, contrattacca. Non personalizza e non replica direttamente a chi ha cercato di far passare quella costruzione come un abuso o un obbrobrio ambientale, né risponde a chi ha tentato di insinuare il dubbio – o la certezza – che le autorizzazioni ottenute dall’amministrazione comunale fossero merito della sua parentela con un consigliere comunale: Giovanni Pirisi è il figlio di Maurizio Pirisi, capogruppo di Forza Italia in via Columbano. «Noi siamo molto rispettosi dell’ambiente, per certi versi siamo anche più integralisti di certi gruppi di sedicenti ambientalisti, e infatti riteniamo che il Piano urbanistico comunale di Alghero non debba prevedere il consumo di un solo metro di suolo in più di quel che già è stato edificato», è la proposta sbattuta in faccia a chi ha criticato, attaccato, avanzato dubbi sull’operazione di Calabona.

Per Giovanni Pirisi lo sviluppo di Alghero deve avere un orientamento chiaro. «Prima di dire sì ad altro cemento a Caragol, a Sant’Anna o in qualsiasi altro posto, bisognerebbe levare dal degrado un patrimonio immobiliare che rende assurda la condizione di intere vie, come nel caso di via don Minzoni – dice – e di aree di grandissimo pregio, come la zona del Balaguer e dell’ex hotel Eleonora, o dell’hotel Capo Caccia». Su questi temi MPFinance è pronta a confrontarsi con chiunque, ma il dibattito di questi mesi ha preso un’altra piega, così Moscatelli e Pirisi hanno preferito tirarsi fuori e aspettare.

«Dispiace che sia passato il concetto che quella concessione sia illegittima e che sia stata ottenuta in chissà quale maniera», considera oggi l’immobiliarista a proposito di quella costruzione in un’area edificabile ed edificata quando ancora non era neanche nato, in base a norme che hanno un lustro più di lui. «Si è tentato anche di far passare il concetto che l’intervento dei privati va inibito – prosegue – e questo scontra con l’idea di uno sviluppo della città condiviso con tutti gli attori istituzionali, economici e sociali». Pirisi, insomma, non ne fa una questione personale. «È che così si nega da un lato ai giovani di fare impresa e si impedisce dall’altro all’imprenditoria di partecipare al rilancio e allo sviluppo di Alghero».

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