La Nuova Sardegna

Alghero

L’ispezione era legittima assolti legale e ingegnere

di Nadia Cossu
L’ispezione era legittima assolti legale e ingegnere

Autorizzati dal pm scattarono foto in un appartamento del palazzo Simon Guillot I proprietari li denunciarono per interferenze illecite nella vita privata

14 ottobre 2018
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ALGHERO. Nessuna intrusione nella vita privata dei proprietari dell’appartamento, ma solo un’ispezione necessaria per tutelare gli interessi di una famiglia danneggiata da presunti abusi edilizi. Il giudice Giuseppe Grotteria ha assolto un avvocato e il suo consulente ingegnere dal reato previsto dall’articolo 615bis del codice penale: “interferenze illecite nella vita privata” contestato dalla Procura «perché – scriveva il pm Giovanni Porcheddu – mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva si procuravano indebitamente immagini attinenti alla vita provata di Paolo Zoagli e Claudia Piras, all’interno del loro domicilio, nonostante espresso divieto degli aventi diritto».

L’antefatto. Nell’ambito di un procedimento penale su presunti abusi edilizi era stato disposto un sopralluogo della Soprintendenza nel palazzo Simon Guillot di via Ferret, di proprietà della famiglia Zoagli. Accertamenti e verifiche «in adempimento – scriveva la Soprintendenza – a quanto richiesto dal comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale». Un’ispezione che avrebbe interessato tutte le unità immobiliari del palazzo e nel corso della quale l’ufficio del ministero annunciava che sarebbe stata effettuata «documentazione fotografica e rilievo di tutti gli elementi necessari ai fini degli accertamenti».

La denuncia. Ed è proprio in questo frangente che gli avvocati Luigi Polano e Stefano Porcu, difensori degli inquilini del piano terra del palazzo (persone offese e danneggiate), chiedono alla Procura della Repubblica di essere autorizzati a partecipare all’ispezione insieme all’ingegnere Corrado Mele, in qualità di consulente. Il pm Paolo Piras dà l’ok. Gli accertamenti si fanno, tutto procede regolarmente, si scattano fotografie ai pilastri, alle volte, alle pareti, ma quando gli addetti raggiungono l’appartamento in cui abitano Paolo Zoagli e Claudia Piras arriva lo stop: «Qui voi non entrate» dicono i proprietari all’avvocato Polano e all’ingegnere. A nulla serve esibire l’autorizzazione della Procura della Repubblica, il rifiuto è netto mentre Mele fotografa finestre, muri, colonne, sempre alla presenza della Soprintendenza. Per tutta risposta avvocato e consulente si beccano una denuncia per violazione di domicilio e interferenze illecite nella vita privata e vengono rinviati a giudizio.

Il processo e la sentenza. Due giorni fa, davanti al giudice Giuseppe Grotteria, il pubblico ministero Mario Leo ha chiesto l’assoluzione dei due imputati, richiesta alla quale si sono allineati gli avvocati difensori Stefano Porcu e Gabriele Satta che nella loro arringa hanno spiegato come quel giorno di maggio del 2013 non ci fosse stata alcuna indebita intrusione dei loro assistiti. Gli imputati erano infatti entrati in quella casa perché autorizzati a farlo in quanto difensori delle persone danneggiate. E le fotografie si limitavano a ritrarre pareti e volte «non certo ambienti o momenti che appartenevano alla sfera personale degli occupanti».

L’avvocato di parte civile Elias Vacca ha invece chiesto la condanna di Polano e Mele. Al termine della discussione e dopo una breve camera di consiglio il giudice Grotteria li ha assolti «perché il fatto non sussiste».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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