La Nuova Sardegna

Alghero

Tributi comunali, ad Alghero nuova ondata di cartelle pazze

Gian Mario Sias
Una veduta di Alghero
Una veduta di Alghero

Il consigliere Sartore: «Troppi errori, il contratto con la Step potrebbe essere rescisso per giusta causa»

25 ottobre 2019
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ALGHERO. Ad Alghero si registra una nuova ondata di cartelle pazze, ora basta». A denunciarlo è il consigliere comunale Pietro Sartore. Eletto nelle file della lista “Per Alghero”, l’ingegnere e docente è sempre stato tra i più critici sulla gestione delle imposte comunale a opera di Step, la società cui il Comune, sotto il governo Bruno, aveva affidato con bando pubblico la riscossione coattiva dei tributi non pagati. «Gli studi dei commercialisti e dei consulenti fiscali sono presi d’assalto», segnala Pietro Sartore, che per vederci chiaro ha presentato una richiesta di accesso agli atti tanto all’amministrazione comunale quanto alla Secal, la partecipata che si occupa della riscossione ordinaria. Secondo Sartore, l’equivoco sta proprio in questa mai chiarita “coabitazione” tra due soggetti dediti alla riscossione delle imposte comunali. «La Step attinge dalle banche dati di Secal e manda ingiunzioni Imu e Tari – dice – ma vista la realtà sbaglia nell’applicazione delle aliquote, per esempio per quelle a canone concordato».

Il consiglio comunale a suo tempo aveva apportato delle modifiche sulle aliquote dell’Imu. «Quell’imposta è composta da un’aliquota nazionale, fissa, e da quella locale – è il chiarimento – che era stata annullata per aggiungerla alla Tasi, che per i contribuenti è deducibile». Ebbene, protesta Pietro Sartore, «a chi ha pagato secondo questi criteri, ora la Step sta chiedendo anche l’aliquota locale». Che ci sia qualche problema lo confermerebbe, sempre secondo l’esponente dell’opposizione, l’imbarazzo della maggioranza e della giunta guidata da Mario Conoci. «La società di riscossione era pronta a inviare cartelle valide sino al 2018, ma hanno raggiunto un accordo per fermarsi a quelle del 2015», rivela. A questo punto, sostiene, «il problema è politico, anche perché in campagna elettorale il centrodestra si era riempito la bocca, assicurando che avrebbe mandato via la Step e avrebbe risolto questo equivoco prodotto dalla presenza di due società di riscossione che non sempre operano secondo gli stessi criteri e gli stessi parametri», accusa lui. «Da quanto emerge, almeno la metà delle cartelle sono viziate da errore, per cui ci sono le basi per rescindere il contratto per giusta causa – insiste Sartore – gli amministratori ci dicano cosa vogliono fare». «Addirittura stanno arrivando ingiunzioni di pagamento per l’Imu del 2009», sottolinea Sartore. «Sebbene Secal avesse disposto degli accertamenti che hanno lasciato aperti i termini per la prescrizione per ulteriori tre anni rispetto ai termini di legge – incalza – dal 2012 sono passati comunque sette anni». Sartore non ha dubbi: il problema nasce dal fatto che «per contratto Step doveva fare un censimento e aggiornare la banca dati sui contribuenti, ma non è stato fatto nulla e si continua ad attingere a quella di Secal – è l’analisi – ma interpretandole in maniera incomprensibile e continuando a mandare ingiunzioni che in certi casi rasentano il ridicolo». L’ultima osservazione riguarda un presunto cambio di tattica da parte di Step. «Anziché mandare cartelle clamorose ai grandi contribuenti, sparano nel mucchio, con richieste di poche centinaia di euro – conclude Sartore – ma la gente preferisce pagare per non avventurarsi in battaglie legali».



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