La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, cocaina “killer” nel night: alla sbarra il gestore

di Nadia Cossu
Alghero, cocaina “killer” nel night: alla sbarra il gestore

Un militare quarantenne morì nel 2016 dopo aver assunto droga al Palladium. Per il pm quella dose gli fu fatale. In aula l’amico che passò con lui l’ultima serata

08 novembre 2019
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ALGHERO. Un’intera serata passata assieme, prima in ristorante e poi in vari locali della città. Poi la decisione di fare la tappa finale in quel night concedendosi un’ultima trasgressione. Purtroppo pagata a carissimo prezzo da uno dei due, un militare quarantenne che morì dopo aver assunto della cocaina al Palladium di Alghero.

È stata una testimonianza particolarmente importante quella resa ieri da un amico della vittima. Una persona che, rispondendo alle domande del pubblico ministero Angelo Beccu, ha ricostruito passo dopo passo cosa accadde quella sera. Una notte di bagordi, e di vizi pericolosi.

Ieri mattina, davanti al giudice Mauro Pusceddu, si è celebrato il processo a carico di Antonio Pagano, proprietario del locale notturno, accusato del reato che il codice penale definisce “morte come conseguenza di altro delitto”. Ossia, questa è la tesi della Procura, il decesso del militare sarebbe avvenuto proprio in seguito all’assunzione di droga al Palladium. E da questa accusa l’imputato, difeso dall’avvocato Luciano Sechi, dovrà difendersi. La morte del militare ha seguito, dal punto di vista giudiziario, un percorso differente rispetto all’inchiesta che nel 2016 aveva portato all’arresto di Pagano e di suo figlio per spaccio di droga. Durante le indagini i carabinieri avevano documentato le cessioni di sostanze stupefacenti nel locale e avevano anche sequestrato cocaina. Per quegli episodi l’imputato è stato già condannato a sette anni con il rito abbreviato. Sentenza confermata dalla Cassazione.

Nel 2016 non era passata inosservata la notizia del blitz dei carabinieri in quel locale molto conosciuto e frequentato dagli algheresi e da altri avventori provenienti da centri del circondario. In quell’occasione furono sequestrate quattordici dosi di cocaina già pronte per lo smercio. A insospettire gli investigatori era stato il viavai anomalo di persone che non frequentavano abitualmente il locale e che si intrattenevano al suo interno per un tempo molto limitato, contrariamente alle abitudini della clientela più fidelizzata. Seguendo il continuo andirivieni si era arrivati alla risposta più semplice e attorno ai polsi del titolare e di suo figlio (incensurato e mandato ai domiciliari) erano scattate le manette.

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