La Nuova Sardegna

Alghero

«Tilloca non andò da Michela per ucciderla»

di Nadia Cossu
«Tilloca non andò da Michela per ucciderla»

Ricorso in appello della difesa: non aveva armi, la violenta colluttazione degenerò nell’omicidio

09 gennaio 2020
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ALGHERO. «È ben possibile che il vago sospetto di infedeltà coniugale abbia determinato in Tilloca un tale sconvolgimento psichico da fargli pronunciare in pubblico (il riferimento è a due persone in particolare ndc) quelle scomposte espressioni che promettevano la morte, ma senza che ciò abbia potuto indicare la manifestazione di un proposito criminoso. E che la rivelazione, non esplicitata e perciò più frustrante, dell’effettivo tradimento, gli abbia del tutto obnubilato la ragione e la volontà e l’abbia indotto all’orribile gesto». Si basa soprattutto sull’assenza dell’aggravante della premeditazione il ricorso in appello presentato dall’avvocato Maurizio Serra, difensore di Marcello Tilloca, l’uomo che il 23 dicembre di un anno fa ha strangolato e ucciso ad Alghero l’ex moglie Michela Fiori. Uccisa per gelosia, è emerso dalle indagini. Perché, cioè, Tilloca era convinto che la donna dalla quale si stava separando avesse una relazione con un altro uomo. E quel tragico 23 dicembre, quando andò a casa di lei, ebbero un’accesa discussione perché lui le chiese conto del motivo per cui la sera prima la sua macchina non fosse sotto casa. E la risposta di Michela lo mandò su tutte le furie. Sarebbe quindi stato questo a scatenare il raptus.

E che l’uomo non volesse uccidere la donna emergerebbe anche dal fatto che non avesse armi con sè. Lui raccontò, infatti, – e il medico legale confermerebbe questa ricostruzione – di aver preso un coltello da cucina e di averlo usato per costringere Michela a confessare il tradimento. Lei avrebbe però opposto resistenza, si sarebbe ferita alle mani e avrebbe ferito quelle dell’ex. Il coltello sarebbe caduto per terra e lui avrebbe prima tentato di strozzarla con le mani per poi strangolarla con una fettuccia di tessuto trovata sul posto. Condotte che per l’avvocato non sono compatibili con un progetto omicida «ma, semmai, con la degenerazione di una violenta colluttazione». Nella personalità «offesa, deviata, forse malata di Tilloca precipitarono in un gesto fisico disgraziato e orrendo tutte le incomprensioni, le tensioni, forse le umiliazioni dell’ultimo periodo di vita».

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