La Nuova Sardegna

Alghero

Botte alla moglie e al figlio assolto il farmacista Ledda

di Nadia Cossu
Botte alla moglie e al figlio assolto il farmacista Ledda

La perizia psichiatrica ha stabilito che dal 2002 era incapace di intendere e volere L’uomo ora affronterà il rito abbreviato per la tentata strage all’agenzia Unipol 

06 febbraio 2020
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ALGHERO. Assolto dall’accusa di maltrattamenti perché all’epoca dei fatti Paolo Ledda, farmacista di 54 anni – al momento in carcere per la tentata strage all’agenzia Unipol di Alghero – era totalmente incapace di intendere e volere.

L’uomo era accusato di aver maltrattato la moglie e il figlio «con continue umiliazioni, minacce, percosse, aggressioni fisiche e verbali – scriveva il pm – imponendo loro una serie continua di sofferenze fisiche e morali e un regime di vita intollerabile, esponendoli alla sua incontrollata aggressività, rendendo particolarmente dolorose le relazioni familiari e determinandogli profonda prostrazione».

Paolo Ledda era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del sostituto procuratore di Sassari, Maria Paola Asara, provvedimento poi emesso dal giudice per le indagini preliminari dello stesso tribunale, Giancosimo Mura e notificato all’imputato all’interno del carcere di Bancali, dove già si trovava da poco più di un mese per l’accusa di tentata strage. Per questo reato Paolo Ledda affronterà il processo con rito abbreviato condizionato a un’ulteriore perizia psichiatrica.

Lo scorso giugno il farmacista aveva cercato di far saltare in aria la sede dell’Unipol di via XX settembre, prima piazzando una bombola di gpl da cucina di fronte a un garage chiuso, nel sottopiano del palazzo che ospita la filiale della banca, poi innescando la bombola con una fonte di calore, collegando alla valvola un tubo in gomma che aveva fatto passare sotto la serranda del garage e infine piazzando una lampada a gas da campeggio con un innesco. A farlo finire nuovamente nei guai a distanza di un mese era stata la denuncia dei suoi familiari, che probabilmente avevano trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine proprio in quel momento, considerato che l’uomo era recluso e non si sentivano quindi più in pericolo. Al farmacista, assistito come già per l’altra vicenda dagli avvocati Danilo Mattana e Bastianina Cocco, erano imputati oltre dieci episodi, il primo dei quali risale al 2002, un secondo e un terzo nel 2007 e tutti gli altri tra il 2017 e il 2019. Moti d’ira, telefonate, incursioni sul posto di lavoro che alla fine avevano convinto i suoi familiari a tutelarsi.

La perizia psichiatrica ha stabilito la totale incapacità psichica dell’uomo e l’incompatibilità con il carcere. E se il responso verrà confermato anche dalla dottoressa Claudia Granieri (cui è stato affidato l’incarico nell’ambito del rito abbreviato) potrebbe arrivare una sentenza di assoluzione anche in questo processo.

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