La Nuova Sardegna

Alghero

«C’è chi si è già arreso 8mila lavoratori in bilico»

di Luca Fiori
«C’è chi si è già arreso 8mila lavoratori in bilico»

Baristi e ristoratori chiedono di sapere per tempo se varrà la pena riaprire  Stagione da salvare: non chiedono assistenzialismo ma un sostegno concreto

29 aprile 2020
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ALGHERO. Non vogliono assistenzialismo ma un sostegno che non sia solo economico ma anche morale. Alla Regione chiedono l’abbattimento dei costi contributivi per non trovarsi costretti a lasciare per strada i dipendenti stagionali. Dal Comune si attendono spazi per lavorare all’aperto e dal Governo regole certe sul futuro della loro professione, in modo da farsi due conti e capire se valga ancora la pena tenere aperta un’attività.

In ginocchio da due mesi, baristi e ristoratori algheresi hanno creato un comitato per trovare insieme la strada per uscire dalla palude. In pochi giorni il comitato “Horeca” ha messo insieme più di cento operatori. Ieri alle 21 tutti hanno acceso le insegne delle attività e stamattina alle 10 una delegazione consegnerà simbolicamente al sindaco le chiavi dei locali per chiedere il sostegno dell’amministrazione.

«Ci sono ottomila posti di lavoro a rischio solo qui ad Alghero – spiega Gigi Sau della trattoria “Lo Romanì” – ma la cosa assurda è che si ha l’impressione che nessuno sappia ancora in che modo si dovrà lavorare quando ci daranno il via libera». Ad Alghero molti ristoratori e baristi, soprattutto gestori di attività recenti, hanno già tirato i remi in barca e riapriranno direttamente ad aprile del prossimo anno, altri purtroppo non apriranno più. «Ci sarà da fare i conti anche con queste tragedie – spiega Graziella Carta del ristorante Alamo – e con quelle di tutti i lavoratori stagionali che quest’anno non avranno un impiego, se è vero che dovremo rinunciare a una grossa percentuale di coperti. Quello che chiediamo con forza – conclude – è che venga stilato un protocollo al quale dovremo fare riferimento, con regole chiare per noi e per chi verrà a controllarci, altrimenti sarà una giungla». Regole che dovranno valere anche per chi fa ristorazione sulla spiaggia. «Dovremo adeguarci alla situazione e ingegnarci – spiega Raffaele Cuccuru del bar Le Ninfe a Mugoni – magari usare app per evitare la fila al bar e ordinare direttamente sotto l’ombrellone e avere materiale informativo che spieghi perfettamente i comportamenti virtuosi e le regole da seguire negli stabilimenti». Anche Mario Daga del ristorante Posada del Mar è convinto che ci sia ancora poca informazione. «Chiederemo anche che vengano fatti i tamponi ai nostri dipendenti e a noi stessi – spiega il ristoratore – per lavorare in sicurezza e garantirla ai nostri clienti». In attesa della riapertura al pubblico c’è anche chi ha già rimesso in moto i motori. «Abbiamo riaperto nel week end di Pasqua con l’asporto improvvisando un metodo di lavoro che non ci appartiene – spiega Romina Chessa del ristorante La Saletta – ma al quale credo che dovremo abituarci. I nostri 13 dipendenti sono tutti a casa e purtroppo non potremo garantire il posto a tutti. Abbiamo bisogno di sostegno economico, di direttive chiare e di spese fisse contenute». Anche Giulio Giachin del Mar de Plata cafè pensa al personale che questa estate non potrà rimettere a correre tra i tavolini. «Quando apriremo sarà importante far sentire i nostri clienti in massima sicurezza – spiega il gestore – con sanificazioni quotidiane, cercheremo di avere meno punti di contatto, con menu digitali da scansionare con lo smartphone. Noi faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza, ma chiediamo di poter ripartire, non vogliamo assistenzialismo, ma solo lavorare».

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