La Nuova Sardegna

Alghero

«Maria Pia, ecosistema a rischio»

di Nicola Nieddu
«Maria Pia, ecosistema a rischio»

Dopo la distruzione del ginepro parla Emmanuele Farris, docente di Botanica all’università di Sassari

08 febbraio 2022
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ALGHERO. «Il sistema dunale di Maria Pia, unica grande duna con ginepreto secolare nella costa nord-occidentale sarda, è a grave rischio». A sostenerlo è Emmanuele Farris, docente di Botanica all’Università di Sassari e presidente della sezione sarda della Società botanica italiana. Farris sottolinea che «il sistema dunale di Maria Pia, come tutti i sistemi dunali della Sardegna, sta sperimentando una dinamica di degrado e impoverimento biologico e geomorfologico senza precedenti. Le ricerche dei botanici e degli ecologi vegetali dimostrano come sia in atto un severo peggioramento di questi ecosistemi peculiari e delicati, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo: infatti non solo le attività antropiche causano la perdita e la frammentazione degli habitat naturali, ma anche un progressivo cambiamento (in peggio) della loro qualità. Specie autoctone di pregio, come ad esempio a Maria Pia ginepro e rare orchidee, vengono pian piano sostituiti da specie comuni, talvolta estranee ai nostri ecosistemi, che alla lunga banalizzano la qualità della nostra vegetazione».

Emmanuele Farris interviene all’indomani della notizia del ginepro secolare distrutto da ignoti nella pineta di Maria Pia. «Vandalizzare un albero vetusto come il ginepro in questione, oltre a denotare il basso livello culturale degli ignoti autori dello scempio – ha evidenziato Farris – priva tutta la comunità di un albero che, oltre ad un inestimabile valore biologico, rivestiva anche altri significati, ad esempio di tipo storico, culturale, evocativo e identitario». Secondo il docente di botanica, «la distruzione del ginepro secolare a Maria Pia non è che la punta dell'iceberg di un sistema socioeconomico che esercita le sue attività su un sistema naturale in maniera non sostenibile. Che tradotto significa: asportiamo sabbia più velocemente di quanto il sistema sia in grado di recuperarne; alteriamo la vegetazione naturale più intensamente di quanto il sistema sia in grado di sopportare».

Farris porta ad esempio i casi di Stintino e San Teodoro, dove «si sta iniziando a capire che ogni sistema dunale ha la sua capacità portante, cioè un numero massimo di presenze al giorno, oltre le quali il carico antropico non è sostenibile».

Per Emmanuele Farris, non è sufficiente rivedere il modello socioeconomico, ma si deve puntare anche su un cambio cultura, partendo dai giovani, dalle scuole, fino anche alla sensibilizzazione dei turisti: «Bisogna fare conoscere la grande ricchezza biologica dei nostri ecosistemi e fare capire a tutti che questa ricchezza non è fine a se stessa, ma va tutelata perché se ben conservata produce dei servizi gratuiti che ci consentono e consentiranno anche in futuro di contrastare le mareggiate e l'erosione costiera, di condurre attività turistiche con profitto, di godere di tutti i benefici che un grande sistema dunale in città ci offre».

Il presidente della sezione sarda della Società Botanica Italiana si domanda se cittadini, amministratori, operatori economici e turisti, siano consapevoli della ricchezza di specie di un sistema dunale come Maria Pia. Un sistema che ospita ben 7 habitat comunitari di cui due (ginepreto e pineta) prioritari. «L’auspicio – conclude Emmanuele Farris – è che lo scempio selvaggio compiuto ai danni di uno degli alberi più vetusti del nostro territorio, inneschi la reazione indignata di tutti e che questa reazione sfoci in una seria e profonda riflessione su come vogliamo gestire il nostro ambiente e le sue risorse, per noi e per le generazioni future».

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