La Nuova Sardegna

Alghero

Rimozione alghe, assolti funzionari e imprenditore

di Nadia Cossu
Rimozione alghe, assolti funzionari e imprenditore

Nessuna irregolarità da parte di “Alghero In House” nell’affidamento dei lavori La difesa: avrebbero meritato un encomio per come si attennero alle linee guida

19 febbraio 2022
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ALGHERO. Assolti perché il fatto non sussiste. La sentenza pronunciata ieri mattina dal giudice Elena Meloni spazza via le accuse di turbativa d’asta in concorso e falso in atto pubblico a carico di quattro persone finite a processo al termine di un’inchiesta partita in seguito a un’attività dei carabinieri del Noe. Al centro delle indagini c’erano presunte irregolarità sull’affidamento da parte di “Alghero In House” – la partecipata del Comune di Alghero – del servizio di spostamento, raccolta, trasporto della posidonia spiaggiata nei siti di stoccaggio.

Il verdetto di assoluzione è arrivato per Sarah Ceccotti, 52 anni, Antonio Chessa, 57, Maria Anna Masala, 47, e Angelo Calvisi, di 59 – tutti algheresi – difesi i primi due dall’avvocato Nicola Satta, la Masala da Nicoletta Giuliana Riu e Alessandro Bonasera e l’ultimo da Stefano Carboni.

Per il pm il direttore amministrativo di “Alghero In House” Sarah Ceccotti, insieme ad Antonio Chessa e Maria Anna Masala, tutti e tre componenti della commissione aggiudicatrice del servizio, e Angelo Calvisi, partecipante alla gara, «turbavano la regolarità di esecuzione della stessa». In particolare, dopo aver invitato formalmente le ditte “Demontis Luca” e “Calvisi Angelo” a partecipare alla procedura sotto soglia, l’1 e il 3 maggio 2016 Sarah Ceccotti avrebbe intrattenuto – secondo la Procura – contatti telefonici con Calvisi, condividendo con lui alcuni aspetti tecnici del capitolato che stava redigendo per la procedura. L’11 maggio l’appalto venne affidato proprio alla ditta “Calvisi Angelo”, ma per l’accusa ciò sarebbe avvenuto in violazione dei criteri di aggiudicazione.

La difesa, nella discussione, aveva evidenziato alcuni elementi chiave: in primo luogo la Ceccotti, con la telefonata a Calvisi, si attenne perfettamente al nuovo codice degli appalti che, tra le varie raccomandazioni, prevedeva anche quella di effettuare delle indagini di mercato. Altro aspetto, non meno importante, è che quell’incarico poteva essere affidato per via diretta ma la Ceccotti procedette con la gara. «I tempi erano strettissimi – hanno spiegato i difensori – e c’era solo un mese per concludere tutto». La direttrice chiamò 4 ditte per il sopralluogo, due si ritirarono e restarono Calvisi e Demontis. «E se è vero che entrambi ottennero il massimo punteggio nell’offerta tecnica, in quella economica Calvisi offrì un ribasso più alto». Nessun accordo clandestino, quindi, con la ditta che si aggiudicò il lavoro. «Casomai – ha sottolineato l’avvocato Nicola Satta – avrebbero meritato un encomio questi funzionari per esser riusciti in poco tempo a eseguire l’intervento attenendosi alle linee guida e facendo le necessarie indagini di mercato». Tesi accolta dal giudice che li ha assolti anche dall’accusa di falso in atto pubblico.



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