Fece causa al market di Alghero dopo la caduta: il tribunale nega il risarcimento
La donna si fratturò la caviglia. «Pioveva e non camminò con prudenza»
Alghero Il tribunale di Sassari nega il risarcimento dei danni a una donna algherese che quattro anni fa, dopo una caduta nel negozio, denunciò la società Medigest srl, proprietaria del supermercato Conad tra via Mazzini e via XX Settembre.
I fatti risalgono a una giornata piovosa del novembre del 2019, quando la donna, 58 anni, prima di salire sulla scala mobile del supermercato, era caduta, a suo dire, a causa del pavimento bagnato. Trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’Ospedale civile, le era stata diagnosticata la frattura della caviglia. Secondo la malcapitata la responsabilità dell'incidente era da ascrivere a Conad, che non avrebbe adottato le precauzioni e prevenzioni necessarie per evitare il danno, per esempio asciugando il pavimento e segnalando il pericolo con gli appositi cartelli. Risultato vano il tentativo di essere risarcita dalla compagnia assicurativa della nota catena di supermercati, nel 2021 aveva fatto causa alla società chiedendo il risarcimento di oltre 50mila euro per le lesioni riportate.
La Medigest srl, proprietaria del supermercato, che ha affidato la propria difesa all'avvocato Andrea Delias, ha però sempre respinto ogni addebito, evidenziando come l’incidente fosse il frutto del caso fortuito, ovvero della condotta imprudente della donna. A distanza di due anni, la giudice del Tribunale di Sassari, Marta Guadalupi, ha respinto la domanda risarcitoria, assolvendo i proprietari del supermercato da ogni responsabilità e riconducendo l'infortunio esclusivamente alla «negligenza della danneggiata per aver omesso di camminare con la diligenza e la prudenza che la giornata piovosa avrebbe richiesto». Secondo l'avvocato Andrea Delias, «la pronuncia del tribunale è assolutamente rilevante perché rimarca che non è sufficiente uno sfortunato incidente provocato, come in questo caso, da un fattore estraneo alla sfera soggettiva del custode della cosa, per accampare diritti risarcitori». Nella stessa sentenza la giudice Guadalupi rimette gli atti alla procura della Repubblica per gli accertamenti in ordine alla possibile configurabilità del reato di falsa testimonianza per un giovane trentenne algherese, che è poi risultato essere figlio della donna.