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I candidati Marco Tedde e Raimondo Cacciotto: «Sì al nuovo ospedale, ma dove farlo lo decida Alghero»

I candidati Marco Tedde e Raimondo Cacciotto: «Sì al nuovo ospedale, ma dove farlo lo decida Alghero»

Faccia a faccia alla Nuova. Tanti i punti in comune su sanità, trasporti, sviluppo

23 maggio 2024
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Sassari Sì al nuovo ospedale (meglio alla Taulera e non a Mamuntanas come voleva la giunta Solinas, ma deciderà il consiglio comunale). Sì all’atteso e mai messo in campo piano di rilancio di Surigheddu e Mamuntanas, 1000 ettari che potrebbero diventare oro per turismo, sport, allevamento, agricoltura. Sì alla difesa e al rilancio dell’aeroporto, senza paura della gestione dei privati ma con un forte richiamo alla Regione a giocare il ruolo da protagonista che le compete. e a un’interconnessione sempre più profonda e strutturata con il porto di Porto Torres. Non sono le “questioni capitali” l’oggetto del contendere tra gli aspiranti sindaci di Alghero, Marco Tedde appoggiato del centrodestra e Raimondo Cacciotto campione del campo larghissimo con centrosinistra e civici. E nel faccia a faccia (il primo che li vedeva contrapposti) di ieri mattina alla Nuova (la registrazione della diretta streaming è disponibile sul nostro sito) i due si sono affrontati con grande fair play e spesso hanno convenuto su quale sia la strada da seguire per risolvere i problemi più importanti e annosi.

Ospedale Come quello relativo alla Sanità, al progetto di nuovo ospedale, e alla situazione delle due strutture presenti. «In prospettiva dobbiamo sempre sostenere la necessità di un nuovo ospedale – ha detto Cacciotto –. Però adesso l’esigenza è quella di riqualificare i servizi esistenti e mettere in condizione gli operatori sanitari, che fanno un grandissimo lavoro, di operare al meglio. Questo oggi non avviene, anche perché il fatto di avere due soggetti, Aou e Asl, che gestiscono i due ospedali, è un handicap. La Todde ha fatto bene a bloccare la delibera last minute di Solinas, perché era priva della necessaria copertura finanziaria, le risorse erano appena sufficienti per uno studio di fattibilità striminzito per indirizzare la scelta della collocazione verso Mamuntanas, espropriando peraltro il consiglio comunale della sua competenza nella pianificazione urbanistica. Io sono perché in prospettiva in nuovo ospedale venga realizzato alla Taulera, riprendendo lo studio di fattibilità del 2008, aggiornandolo al fatto che la nuova struttura deve essere un Dea di primo livello». «Per me invece Todde ha sbagliato profondamente nell’annullare quella delibera – ha replicato Tedde –. Anche se fosse vero che le risorse non erano sufficienti la delibera poteva essere rimodulata e si potevano recuperare ulteriori fondi. Per quanto riguarda l’allocazione specifica, visto che la variante al piano regolatore l’ho fatta io dovrei dire Taulera, ma sono profondamente convinto che la collocazione vada decisa in consiglio comunale, interloquendo con l’azienda sanitaria e tenendo conto delle necessità dei pazienti. Il nuovo ospedale comunque è indispensabile, non si può pensare che il vecchio ospedale che ha oltre 50 anni possa continuare a funzionare, lo si può riparare come si vuole ma ormai è obsoleto».

Mamuntanas Sui 1000 ettari di Mamuntanas e Surigheddu e il progetto di riqualificazione che non decolla: «Manca con tutta evidenza la volontà politica – ha detto Tedde – Negli anni 2008-2010 facemmo insieme a Laore un’interessante piano di fattibilità per disegnare uno sviluppo in chiave turistica, agricola, sportiva. C’erano campi da golf, piscine, alberghi, percorsi. Il progetto esiste ancora. Ci sono 1000 ettari per i quali va fatto un piano di utilizzo, ci vuole volontà politica e bisogna sviluppare questo progetto con i privati, con più per fare turismo, sport, allevamento, agricoltura. La passata giunta aveva pronta una delibera per un piano di utilizzo di questa area, che purtroppo non è stata approvata». «C’è un opportunità straordinaria da cogliere – ha detto Cacciotto – vista anche la comunanza di intenti con la giunta regionale. Se non la cogliamo non si ripresenterà. Lo sviluppo di quella zona è assolutamente fondamentale per il territorio, dal punto di vista economico e della nuova occupazione. E deve essere fatto con i privati. Credo però che tutto il ragionamento vada coniugato con una strategia complessiva per il rilancio dell’agricoltura del nostro territorio, a iniziare dalla Nurra. Uno sviluppo che rispetti la tradizione, sia sostenibile, e ragioni in maniera sistemica sull’approvvigionamento idrico».

Porto e aeroporto Su aeroporto e porto: «All’aeroporto di Alghero il privato fa legittimamente la propria parte – ha sottolineato Cacciotto – il problema è l’assenza della Regione, che deve redigere il piano dei trasporti e scrivere le regole d’ingaggio. Nell’ambito di una strategia complessiva l’infrastruttura aeroportuale deve far parte di una strategia complessiva di sviluppo del territorio e di infrastrutturazione e collegamento, da redigere insieme alla Rete e alla futura Città Metropolitana. Stesso discorso per il porto di Porto Torres, legato indissolubilmente al tema trasporti extraurbani, con una regia che oggi è a Cagliari e invece deve essere portata più vicina. C’è poi tutta una riflessione interna al Comune per quanto riguarda lo sviluppo del porto di Alghero, che deve avere un piano regolatore e un nuovo modello di sviluppo». «È la Regione che deve essere protagonista del sistema dei trasporti – ha detto Tedde – Non sono preoccupato di proprietà, fusione, gestione. è evidente che però la Regione deve decidere cosa fare da grande. Bisogna collegare i residenti ma anche portare flussi turistici, incrementando i voli. Qualche passo avanti è stato fatto, ma occorre fare un ulteriore passaggio sull’autonomia differenziata che potrebbe contenere delle interessanti norma attuative sul principio di insularità. Per il porto io credo che, come tutto quello che è all’interno di questo territorio, debba essere messo a sistema. Navi da crociera, passeggeri, che arrivano in una infrastruttura a servizio del territorio, che ci permetta di guardare al futuro e risvegliare l’orgoglio sopito della nostra classe dirigente».

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