La Nuova Sardegna

Cagliari

Schiacciato dentro la cabina della gru

Alessandra Sallemi
Schiacciato dentro la cabina della gru

Ventottenne di Uta investito da un pistone che si è sganciato

22 dicembre 2008
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CAGLIARI. Un’altra vittima del lavoro. Andrea Vacca, 28 anni, residente a Uta, è morto ieri alle 14 nel cantiere della diga di Monti Nieddu, tra Sarroch e Pula, schiacciato da un pistone idraulico che si è sganciato dalla gru e che ha preso in pieno la cabina dove lui stava manovrando i comandi per sollevare un mulino di ferro del peso di 15 tonnellate. Il magistrato di turno Emanuele Secci ha sequestrato il cantiere, i carabinieri hanno ascoltato due operai testimoni della tragedia.

I due operai hanno chiamato subito i soccorsi, si sono arrampicati per raggiungere il collega, l’hanno chiamato ma c’è stato nulla da fare: il pistone di ferro ha avuto un cedimento strutturale e si è abbattuto sulla cabina qualche metro sotto sfondando il tettuccio. Il gruista è stato colpito in pieno e i frantumi della vetrata lo hanno trafitto come proiettili. E’ praticamente morto sul colpo, ai medici del 118 non è rimasto altro da fare che constatarne il decesso.

L’impresa per la quale lavorava l’operaio è la Edilfabbro snc di Decimomannu, subappaltatore di Calcestruzzi spa di Bergamo. Nella campagna di Is Strigas, dove deve sorgere la nuova diga di Monti Nieddu, adesso si sta lavorando per smantellare quella vecchia. Tonnellate di ferro e cemento da spostare e portar via. Quello che ieri intorno alle 14 stava facendo Andrea Vacca.

I carabinieri chiamati dai suo colleghi sono arrivati dalla stazione di Sarroch, subito dopo i militari della compagnia di Cagliari comandata dal capitano Paolo Floris, del nucleo radiomobile della compagnia e del nucleo investigativo del comando provinciale. I rilievi sono stati accurati. Accanto ai militari c’erano anche gli ispettori della Asl chiamati subito perché dovranno valutare se le norme di sicurezza nel cantiere venivano rispettate, se il personale aveva l’addestramento necessario, se i macchinari erano di buona origine e venivano sottoposti con regolarità alle manutenzioni.

Il segretario regionale della Cgil Giampaolo Diana ieri ha dichiarato molta perplessità davanti all’ennesima tragedia in un cantiere: «Quasi mai - ha detto - quando si muore sul posto di lavoro si può parlare di fatalità». Bisognerà accertare se la gru era in condizione di lavorare con i pesi tipici di materiali di ferro di dimensioni elevate e quindi se ieri il gruista si trovava in una condizione corretta sotto l’aspetto della sicurezza sua e degli altri.

I due operai che erano in cantiere al momento della tragedia sono stati ascoltati dai carabinieri: uno avrebbe visto l’esatto momento in cui il pistone ha ceduto ed è scivolato sulla cabina di guida, l’altro è stato richiamato dal fragore dell’impatto. Andrea Vacca era un giovane benvoluto, abitava a Uta con i genitori. Il corpo è stato riconsegnato in serata ai familiari che sono corsi nel cantiere.

Ancora Giampaolo Diana: «Aspettiamo che si faccia chiarezza su quanto è accaduto a Sarroch, ma di fronte all’assurdità dell’ennesima morte sul lavoro non si può parlare di casualità. Le modalità dell’incidente appaiono un fatto inconcepibile - dice il segretario - perchè si tratta di macchinari che devono essere costantemente sottoposti a controlli. La Cgil sottolinea che sarebbe azzardato avanzare ipotesi ma di certo c’è che «morire sul lavoro non è mai una fatalità, ci sono motivi e responsabilità da accertare e perseguire».
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