La Nuova Sardegna

Cagliari

«È un convertito, aveva sete di Islam»

di Giuseppe Centore
«È un convertito, aveva sete di Islam»

Il portavoce della comunità musulmana in città: «De Martini indagato per terrorismo? Preferiva le chat alla moschea»

25 aprile 2012
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CAGLIARI. Personaggio da controllare minuziosamente, la cui attività di proselitismo, e persino la vita privata, andava monitorata ogni giorno. Il professor Luca De Martini alimentava ogni giorno i file dell’Antiterrorismo, e il suo dossier al Viminale era così esteso e approfondito, che la Prefettura a suo tempo decise di non concedere la cittadinanza alla moglie, marocchina, proprio per le “cattive” frequentazioni del marito. Per questo motivo De Martini ha fatto ricorso al Tar del Lazio, e la causa è ancora pendente. Il docente, difeso proprio dallo stesso legale che lo assiste nel procedimento amministrativo, l’avvocato Carlo Tack, nella visita ricevuta la scorsa mattina dagli investigatori della Digos, oltre al materiale informatico si è visto portare via anche un volume in arabo. Testo che sarà studiato dagli agenti, evidentemente andati a colpo sicuro.

La vicenda nata dalle indagini della Digos cagliaritana, che ha portato all’arresto di un giovane marchigiano convertitosi all’Islam, Andrea Campione, è approdata in Parlamento. Con una interrogazione i senatori Perduca (radicale) e Vita (Pd) hanno chiesto ai ministri dell’Interno e della Giustiziasiano stati oscurati alcuni siti, comunque ieri ancora visibili sulla rete, e sia stato impedito l’accesso ai blog (spazi virtuali)da parte dei cittadini residenti in Italia, invece di oscurare le frasi incriminate.

Ha destato intanto sconcerto e perplessità l’indagine ai danni di De Martini. Il portavoce della comunità islamica Suleyman Hijazi, 28enne nato a Hebron, pizzaiolo da sei anni in città, pur premettendo di parlare a titolo personale, si dichiara «stupito di quanto accaduto. Abbiamo fiducia che le indagini appena avviate portino a scagionare il professor De Martini, perchè le accuse sono pesanti. La comunità non si sente certo attaccata né sotto osservazione. Sappiamo di esser ben controllati, ma non temiano indagini. Le persone coinvolte in questa vicenda, che nasce molti anni fa, sono tutti convertiti, e forse volevano sapere tutto sull’Islam, compreso anche il Jihad, nel suo significato più violento. Luca essendo nuovo all’Islam ed avendo un alto bagaglio culturale ha cercato di conoscere quanto più possibile di quel mondo. Del resto lui non aveva tanti amici, parlava poco anche con noi, magari il suo mondo era nelle chat, e in testi che noi non conosciamo». Hijazi ripete che la comunità non si sente per nulla colpita da queste indagini, ed è convinto che molti dei cosiddetti testi inneggianti alla violenza vadano letti a fondo prima di definirli tali, «ma le accuse sono ancora tutte da verificare, ci vorrà tempo. Mi auguro che tutto si sgonfi presto, perchè un danno questi fatti hanno comunque già prodotto. Hanno rovinato un uomo, la sua famiglia. che farà adesso il professore, come farà ad andare in giro sereno?». Domande alle quali lo stesso De Martini sta cercando di dare una risposta. Il lavoro degli inquirenti è appena all’inizio, così come il lavoro della difesa. Per adesso il suo legale ha solo il decreto di sequestro, un foglio con indicato solo il capo di imputazione e il materiale da asportare. Ci vorrà del tempo prima che le indagini porteranno ad ulteriori atti, se non altro perchè il materiale informatico sequestrato a De Martini e nelle altre città dove si sono svolte le altre peruisizioni è veramente imponente, al punto che è stato costituito un pool nazionale di analisti dedicati solo a questa indagine.

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