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Cordata di imprese sarde per riavviare le saline

di Alessandra Sallemi
Cordata di imprese sarde per riavviare le saline

CAGLIARI. In vent’anni, è la prima volta che non ci sono nidi di gabbiani rosei sulle sponde di Molentargius, lo stagno che dal 1992 è la più importante colonia europea di questi volatili. La pur...

26 maggio 2012
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CAGLIARI. In vent’anni, è la prima volta che non ci sono nidi di gabbiani rosei sulle sponde di Molentargius, lo stagno che dal 1992 è la più importante colonia europea di questi volatili. La pur indispensabile campagna anticendi rischia di aumentare i problemi perché il taglio dell’erba è stato affidato a una ditta esterna che non può sapere dove le varie specie fanno i nidi. E la qualità dell’acqua messa in circolazione nelle vasche sarebbe tutta da valutare perché, una volta usciti dall’organico naturalisti, ingegneri ambientali, operai specializzati, l’acqua dello stagno viene rabboccata come se fosse una grande vasca da riempire e non un formibabile ecosistema nato da un mix secolare di interventi umani e di riadattamenti naturali. Lo stagno di oggi non è più neppure quello degli anni Cinquanta quando si produceva un sale di particolari proprietà organolettiche, richiesto anche molti anni dopo da un gruppo giapponese che voleva acquistare proprio quel sale, non altri dell’isola. Ieri, in margine al convegno organizzato dalCentro studi dei Riformatori sullo stagno di Molentargius e su una proposta imprenditoriale sarda di riavviare la produzione del sale, i giovani professionisti a termine congedati il 31 marzo scorso e da allora impegnati nell’occupazione dell’edificioSali Scelti, hanno lanciato l’allarme sulle condizioni della laguna e sollecitato il consiglio regionale a varare la leggina che consegna all’ente parco i soldi necessari per riassumerli e finanziare le manutenzioni. Sul progetto presentato dai Riformatori, Alessia Atzeri, naturalista: «Non basta dire riavviamo la produzione del sale, bisogna studiare come inserirla in un parco». La proposta di riavviare le saline parte da lontano: ieri Vincenzo Tiana presidente dell’associazione per il parco di Molentargius ricordava che venne richiesta già dalla prima ora perché, come ha ricostruito Antonello Gregorini responsabile del Centro studi, le saline furono la produzione che riportò l’acqua in una laguna prosciugata e la mescolanza di acque trasformò l’ex acquitrino nel famoso stagno di Molentargius. Anche l’agricoltura ha la sua storia qui, ma l’ente parco non ha saputo valorizzare il dono di un privato che ha messo a disposizione le terre per allestire una fattoria didattica. Il sistema è fermo e la lentezza, ammessa dallo stesso presidente Mauro Contini, nell’elaborazione del piano del parco ostacola ogni momento della vita della laguna, oltre che tenere al palo proposte come quella presentata ieri fatta da una cordata dove c’è anche Cadelano, un nome che significa sale. Il consigliere quartese Gabriele Marini ha proposto che i consigli comunali facciano gli straordinari per approvare finalmente il piano che riceverà20 milioni di euro. Il coordinatore regionale Michele Cossa ha promesso di sollevare il problema della leggina, dei precari e anche della spinta necessaria per far vivere il parco coi capigruppo del consiglio regionale.

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