La Nuova Sardegna

Cagliari

Is Arenas, stadio verso il sequestro: rischia la demolizione

di Mauro Lissia
Is Arenas, stadio verso il sequestro: rischia la demolizione

La Procura farà le richieste per violazione delle norme paesaggistiche. Il gip ha sottolineato il discorso di Cellino sull’amovibilità della struttura. Oggi l'interrogatorio di Cellino

16 febbraio 2013
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CAGLIARI. La Procura della Repubblica si prepara a chiedere il sequestro del nuovo stadio di Is Arenas, che rischia di essere demolito ancora prima che il campionato in corso arrivi alla fine: dopo gli arresti di giovedì mattina, il pm Enrico Lussu è in attesa della relazione affidata all’architetto sassarese Sandro Roggio, chiamato a stabilire se l’impianto realizzato a tempo di record sulle sponde del Molentargius poteva essere autorizzato o è del tutto abusivo. Della consulenza sono filtrate finora soltanto indiscrezioni, che confermano l’orientamento espresso fin dal primo rapporto dal nucleo investigativo del Corpo forestale: lo stadio non poteva essere costruito. Ma è il gip Giampaolo Casula ad anticipare le valutazioni di Roggio quando scrive nell’ordinanza che quella di Is Arenas è «un’area gravata da numerosi vincoli paesaggistici e ambientali, una zona dov’era già previsto un progetto di opere pubbliche rispetto alle quali doveva legittimamente porsi un problema di compatibilità». Citando informative e rapporti ufficiali il giudice entra con forza nel merito della scelta di realizzare lo stadio in quell’area, quasi incastrata fra palazzi e con «ben noti problemi di viabilità».

Una scelta almeno azzardata, di certo fondata sull’urgenza di dare al Cagliari un campo di gioco dopo l’abbandono del Sant’Elia, in aperta polemica col sindaco Massimo Zedda. Lo scenario è perfettamente descritto nel provvedimento del gip Casula: da una parte c’è il sindaco di Quartu, Mauro Contini, che preme sugli uffici tecnici comunali perché ogni ostacolo venga superato rapidamente. Dall’altra il presidente del Cagliari Massimo Cellino ricorre persino alle minacce («muoviti o te la faccio pagare» al dirigente Gessa) pur di accelerare i lavori che l’amministrazione comunale sta mandando avanti a spese pubbliche, violando impegni e contratti. Ed è qui, sui dialoghi intercettati fra Cellino e i suoi interlocutori occasionali, che la Procura legge con chiarezza il dolo intenzionale, la volontà di raggiungere l’obbiettivo aggirando le lentezze della procedura amministrativa. La consapevolezza manifestata dal patron del Cagliari di forzare le norme sapendo di avere il controllo degli uffici comunali quartesi.

Significativo il dialogo telefonico tra Cellino e il presidente della Lega calcio, Beretta: «L’ho fatto a giugno, luglio, agosto dottore – dice il presidente del Cagliari – perché se lo comincio adesso non lo faccio più, perché si cominciano a muovere gli ambientalisti, paesaggistica, gli amici della terra, gli amici delle rane sultane... non avremmo fatto nulla. Io l’ho fatto a giugno, luglio, agosto. Sono andati in ferie, sono tornati e si sono trovati lo stadio nuovo, non potevano far più nulla. Se non lo facciamo sotto ferragosto, lo stadio, noi non lo facciamo mai eh».

Ancora più chiara la volontà di aggirare le norme nel colloquio col presidente della Lazio Claudio Lotito. Prima Cellino descrive i lavori eseguiti a Is Arenas, poi spiega al collega come si fa a evitare i fastidi delle autorizzazioni: «... hai capito il mio gioco qual è? Io non sono dovuto andare in concessione, ho avuto un’autorizzazione a montarlo, perché essendo tutto in acciaio è tecnicamente, teoricamente, amovibile. Ma non lo è, Claudio, perché è un casino, però teoricamente è amovibile». E’ un’affermazione che in giudizio suonerebbe come la confessione di un reato: lo stadio amovibile in realtà non lo è, al contrario «è un casino». Nelle frasi successive, stessa conversazione, Cellino conferma il suo progetto illegale suggerendolo al presidente della Lazio: «In attesa di avere la concessione dello stadio pseudodefinitivo - spiega a Lotito - chiedi l’autorizzazione triennale di struttura temporanea, amovibile, come quella che ho fatto io, e non va in concessione, te la danno in 30 giorni e ti fai uno stadio così. E poi lo sai che il temporaneo in Italia è sempre defininitivo, vero?». Subito dopo spiega come si fa a spennare i tifosi: «Gli fai pagare 10-15 euro, Claudio, gli prendi poi gli altri dieci coi panini, la birra, la coca cola... e riportiamo la gente allo stadio».

Questi brani di conversazione dimostrano che Cellino sapeva di commettere un abuso e confermano indirettamente che l’operazione Is Arenas nasceva da accordi precisi raggiunti con il sindaco amico Mauro Contini, disposto a promuovere la pratica saltando allegramente autorizzazioni e valutazione di impatto ambientale in un’area tutelata. Ed è proprio da qui che l’inchiesta giudiziaria ha preso le mosse, per allargarsi poi fino alle ipotesi di tentato peculato e falso in atti pubblici riferite all’uso dei fondi del Pia Serpeddì-Is Arenas. Per ora, la Procura non ha ancora contestato ai sei indagati reati ambientali e violazioni paesaggistiche. E’ possibile, per non dire scontato, che questo avvenga tra breve, quando il pm Lussu avrà in mano la consulenza Roggio. Un lavoro di analisi che dovrebbe riguardare anche l’area di via Olimpia, dove il progetto legato al Pia non prevedeva una strada, ora realizzata a spese pubbliche per garantire il deflusso degli spettatori da Is Arenas. Quella strada costruita su uno sterrato naturale è da considerarsi legale o no?

Resta un grosso punto interrogativo sul futuro prossimo dello stadio quartese: chi ha firmato le autorizzazioni a disputare le partite – il sindacoContini, il vice Fortunato Di Cesare, gli assessori Stefano Lilliu e Lucio Falqui – è oggi indagato per abuso d’ufficio su segnalazione della Questura. Il giudice osserva che l’autorizzazione è condizionata alla certificazione di agibilità rilasciata dalla commissione di vigilanza, certificazione che non c’è. Se le condizioni di sicurezza dell’impianto non sono state migliorate dal 17 gennaio ad oggi e l’agibilità non è stata ancora concessa, chiunque firmi – stando al gip Casula – rischia una denuncia. Col sindaco e l’assessore Lilliu in custodia cautelare, chi si assumerà una responsabilità di questo peso nelle prossime settimane? I tifosi attendono una risposta.

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