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Cagliari

Cagliari, appello del rettore Del Zompo: stop ai test su animali danneggia ricerca

Cagliari, appello del rettore Del Zompo: stop ai test su animali danneggia ricerca

La prima firmataria della lettera di un vasto numero di scienziati al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sulla «grave e perdurante paralisi» della ricerca biomedica italiana

22 giugno 2015
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CAGLIARI. Lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, contro la «grave e perdurante paralisi» delle procedure per l'approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l'utilizzo di animali: prima firmataria è il rettore dell'Università di Cagliari, Maria Del Zompo.

L'appello è rivolto da un vasto numero di scienziati e ricercatori: ci sono anche le firme del direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, del direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia, Fabio Benfenati, da numerosi scienziati e altri rettori di importanti atenei italiani. «In particolare, il decreto legislativo 26 dello scorso anno - scrivono i ricercatori - prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda, mentre i tempi di attesa risultano oggi mediamente pari a cento giorni lavorativi».

Sul tema si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra i ricercatori e i docenti dell'area biomedica dell'Università di Cagliari che hanno firmato a loro volta un documento in cui «manifestano grande preoccupazione per quello che è, nei fatti, un blocco dell'attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi».

«I ricercatori di area biomedica - si legge nel documento, che riporta più di 100 firme - esprimono la convinzione che sia necessario promuovere un'azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che potrebbero di fatto compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, pregiudicandone gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale significherebbe ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese, innescando una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. Auspichiamo che nessuno voglia prendersi tale responsabilità, e riteniamo che i cittadini dovrebbero essere ben consapevoli di tutto questo».

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