La Nuova Sardegna

Cagliari

Teulada, inchiesta sul poligono: i parenti delle vittime dicono no all'archiviazione

Teulada, inchiesta sul poligono: i parenti delle vittime dicono no all'archiviazione

L'avvocato presenta opposizione alla richiesta del pm di Cagliari

23 dicembre 2019
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CAGLIARI. I parenti delle vittime del poligono di Teulada, sulla costa sud occidentale della Sardegna, non si rassegnano alla richiesta di archiviazione della Procura di Cagliari nei confronti dei capi di Stato maggiore che si sono succeduti nella base dal 2009 al 2014. Agli indagati, Giuseppe Valotto, Claudio Graziano, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni, erano state contestate le accuse di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale. Questa mattina l'avvocato che tutela i famigliari delle vittime, Gianfranco Sollai, ha presentato opposizione all'istanza di archiviazione formulata l'11 dicembre scorso dal pm Emanuele Secci. Secondo il legale, si tratta di una richiesta «ingiusta, infondata e illegittima». Il magistrato l'aveva motivata per «l'impossibilità di dimostrare un nesso causale tra patologia e alcuni decessi». Quanto al disastro ambientale, per il sostituto procuratore non può essere imputato a nessuno degli indagati nè a titolo di dolo nè di colpa.

«Il Pm - spiega Sollai nella sua opposizione - ha individuato nei soli organi militari locali i potenziali responsabili, ignorando il fatto che il direttore generale degli armamenti è il primo responsabile delle attività di ricerca, sviluppo, produzione e approvvigionamento dei sistemi d'arma». L'avvocato chiede inoltre un supplemento di indagini. «L'esperto della Procura, professor Annibale Biggeri - argomenta Sollai - sostiene che sono presenti importanti criticità per i residenti della borgata di Foxi e indica le patologie riscontrare nella popolazione, ma non ritiene che vi sia il nesso di casualità. Per questo chiedo che il Gip acquisisca le schede dei sistemi d'arma impiegati nel poligono, dai quali si possono rinvenire le sostanze tossiche radioattive contenute nelle stesse. Ricerchi eventuali tracce di contaminazione nel bestiame - suggerisce il legale - e acquisisca i dati epidemiologici relativi ai militari dei reparti di stanza nella base per accertare se fossero presenti altri fattori inquinanti». (Ansa).

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