La Nuova Sardegna

Cagliari

Settimo San Pietro festeggia la centenaria Emilia Pani

Settimo San Pietro festeggia la centenaria Emilia Pani

L'arzilla vecchietta spiega la ricetta della longevità: "Salute, lavoro e serenità"

20 gennaio 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SETTIMO SAN PIETRO.  “Saludi, traballu e pasci” (salute, lavoro e serenità) sono per Emilia Pani, la neo centenaria di Settimo San Pietro, il segreto della longevità. Tzia Emilia, figlia di Teresa Puliga e Francesco, un falegname, ha frequentato con profitto la terza elementare imparando a leggere e scrivere correttamente.

Alla festa di compleanno, riservata per sua volontà esclusivamente ai familiari e alle persone più vicine, oltre ai dieci figli, alle nuore e ai generi hanno partecipato i 21 nipoti e i 14 pronipoti compresa Gaia, l’ultima arrivata, nata il 31 dicembre (tre sono in arrivo). Tra i presenti anche il sindaco di Settimo San Pietro Gianluigi Puddu che le ha esternato gli auguri di tutta la comunità. “Durante il mio mandato, iniziato nella primavera del 2015, Tzia Emilia è la terza centenaria che festeggio, ha sottolineato il sindaco- Le altre due sono state Agatina Corona, purtroppo deceduta, e Celestina Pani che ha compiuto 103 anni, ospite in una casa di riposo a Selargius”.

Da giovanissima, così come la maggior parte delle sue compaesane, figlie di povera gente, è stata costretta a lavorare per incrementare le insufficienti entrate della famiglia. Ha fatto la domestica in casa di alcune famiglie benestanti del paese del Basso Campidano sino al gennaio 1941, alcuni giorni prima del matrimonio con Enrico Marci, un suo compaesano, allevatore di pecore. Dall’unione sono nati 10 figli, 5 maschi: Bruno, Francesco, Angelo, Marco, Giancarlo e 5 femmine: Teresa, Anna, Pinuccia, Flora e Maria Laura, tutti viventi. Il più anziano ha 79 anni, la più giovane 57. Emilia Pani, oltre ad accudire alla numerosa famiglia, dare una grossa mano d’aiuto al marito nel fare il formaggio e la ricotta, si è ingegnata a produrre dolci e pane per venderli .

Quando il marito sì è ammalato, non si è persa d’animo. Si è rimboccata le maniche e ha mandato avanti, con grandi sacrifici, la “baracca”, assicurando, così, il necessario ai suoi figli. Ha aperto, poi, una latteria che ha gestito sino all’età della pensione. “Mia madre è stata sempre riservata e generosa, dice Flora, la figlia nonogenita. E’ stata sempre intraprendente e laboriosa e ha saputo reagire con coraggio agli imprevisti e alle avversità della vita, senza mai lamentarsi e piangersi addosso. Dotata di ottima manualità è stata un provetta cuoca e pasticcera. Deliziose le zeppole, i fatti fritti e i dolci tipici di Settimo che preparava con grande maestria e sono sempre andati a ruba”. (Gian Carlo Bulla)

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative