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Cagliari

Cagliari, traffico di opere d'arte rubate: arrestato un bosniaco

Cagliari, traffico di opere d'arte rubate: arrestato un bosniaco

Il fermato è lo zio della bimba uccisa in circostanze ancora non chiarite. La polizia recupera i beni sottratti alla chiesa di Sant'Avendrace

30 maggio 2020
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QUARTU. Operazione “Sant’Avendrace”, la polizia esegue il fermo per ricettazione di un cittadino bosniaco e recupera le opere d’arte rubate. Nella tarda serata di ieri 29 maggio, i poliziotti del Commissariato di Quartu hanno eseguito il provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, nei confronti del cittadino bosniaco Dragan Ahmetovic per il reato di ricettazione in relazione a diversi beni provento di furto, tra cui due preziose opere d’arte appartenenti alla Chiesa di Sant’Avendrace e raffiguranti una natività e l’immagine stessa dell’omonimo Santo.

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I quadri, risalenti rispettivamente al 700 e all’800, erano conservati presso alcuni locali a Selargius, da dove ignoti li avevano trafugati. Gli investigatori hanno avuto riscontro del fatto che l’indagato era entrato certamente in possesso delle due preziose opere, insieme ad altra merce rinvenuta presso un immobile occupato abusivamente dallo stesso, e che aveva cercato di venderle contattando diversi soggetti, senza però concludere l’affare.

L’indagine ha presso le mosse dall’acquisizione da parte del Commissariato di un video pubblicato sul social network Facebook, attraverso cui il cittadino bosniaco ha minacciato di uccidere, in palese stato di ubriachezza ed in preda ad un feroce stato d’ira, un suo connazionale residente nell’hinterland cagliaritano. Nella circostanza, si vede nel video che il bosniaco, rivolgendosi a diverse famiglie della comunità rom ed esternando un atteggiamento spregiudicato tipico del boss, mostra un fucile calibro 12, con relativo munizionamento e, prendendo posizione nei confronti della vittima, con veemenza manifesta chiaramente la volontà di esplodergli sei colpi sul volto.

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Le minacce erano scaturite, oltre che da vecchie ruggini tra i due per questioni di carattere personale, anche dall’acredine dello stesso indagato nei confronti del rivale, reo di aver testimoniato contro i propri familiari nel procedimento penale instaurato per l’omicidio della piccola Esperanza Lara Seferovic, consumato nel mese di dicembre del 2018, nipotina di Dragan. Per la morte di Esperanza sono accusati di omicidio volontario Dragana Ahmetovic, sorella dell'arrestato nell'operazione, insieme al marito Slavko Seferovic.

L’articolata indagine della Squadra Mobile aveva condotto all’emissione da parte della locale DDA di due provvedimenti di fermo nei confronti degli stessi genitori della bambina. L’effettivo possesso di armi da parte di Ahmetovic è stato ulteriormente confermato dai riscontri testimoniali e da un’ogiva rinvenuta all’interno di una bombola gpl, utilizzata come bersaglio durante alcune esercitazioni a fuoco effettuate presumibilmente nei primi di aprile.

Ulteriori approfondimenti, vertenti sull’analisi del telefono cellulare dell’indagato hanno consentito di riscontrare le responsabilità del bosniaco in ordine al furto delle preziose opere e di numerosissimo altro materiale di presunta provenienza furtiva. Il sostituto procuratore della Repubblica Andrea Massidda che ha coordinato le indagini, valutati i gravi indizi di colpevolezza ed il pericolo di fuga, ha emesso nei confronti dell’indagato il provvedimento restrittivo del fermo, ritenendolo gravemente indiziato del delitto di ricettazione.

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