La Nuova Sardegna

Cagliari

Il caso

Detenuto appicca un incendio in cella: sei agenti intossicati

di Luciano Onnis
Detenuto appicca un incendio in cella: sei agenti intossicati

L’ennesimo episodio nel carcere di Uta, dura posizione del sindacato di polizia penitenziaria

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Uta Momenti di apprensione nel carcere circondariale di Uta, dove un incendio è stato appiccato da un detenuto. Il rogo, innescato nella propria cella, ha coinvolto gli arredi e generato fumi tossici che hanno rapidamente reso l’aria irrespirabile. L’intervento tempestivo del personale di polizia penitenziaria è stato determinante per domare le fiamme e, soprattutto, per mettere in salvo l’autore dell’incendio e gli altri detenuti presenti nella sezione. Sono stati minuti estremamente concitati, resi ancor più difficoltosi dai fumi che limitavano la visuale e dalle oggettive difficoltà strutturali dell'ambiente.

Michele Cireddu, segretario generale della Uil Pa polizia penitenziaria della Sardegna, ha rimarcato nuovamente la difficile situazione nei penitenziari isolani per una serie di gravi inadempienze dell’amministrazione carceraria. «Commentiamo l’ennesimo evento critico fortunatamente gestito in maniera esemplare dai nostri poliziotti – ha detto Cireddu – che hanno messo a repentaglio la propria incolumità per trarre in salvo i detenuti. La tempestività dei soccorsi ha permesso di evitare quella che poteva essere una strage, nonostante gli strumenti a disposizione non sempre siano adeguati rispetto all'intervento da effettuare».

A seguito dell'intervento, sei agenti sono stati trasportati in ospedale per intossicazione da fumi, e al momento non si hanno notizie certe sul loro stato di salute. «Un dato è certamente oggettivo - prosegue il sindacalista -, il carcere di Uta continua a detenere il triste primato per numero di eventi critici in Italia, tra tentativi di suicidio, autolesionismi, danneggiamenti, incendi, e via dicendo. Permane inoltre un numero elevatissimo di detenuti piantonati in luoghi esterni di cura, che determinano un impiego di uomini in tali servizi che sguarnisce di fatto i presidi di sicurezza vitali all'interno dell’ Istituto. Oltre al personale, già allo stremo, a effettuare ore interminabili di straordinario, i vertici dell'Amministrazione sembrano inermi davanti a questa grave emergenza!». 

Il segretario Cireddu aggiunge un ulteriore elemento di forte critica. «Al danno si aggiunge infine la beffa: ufficiosamente abbiamo scoperto che il sopralluogo nel repartino detentivo ospedaliero esterno non ha avuto un risultato positivo. Il repartino destinato all'amministrazione penitenziaria pare sia stato utilizzato per altri scopi, con delle modifiche strutturali da effettuare, per un costo stimato di circa 600.000 euro, per riportarlo alla sua funzione originale. Un tale presidio avrebbe certamente risolto la criticità dovuta al ricovero in diversi ospedali dei detenuti, che sarebbero potuti essere allocati in un unico repartino, con un significativo risparmio di uomini e mezzi e vantaggi in termini di sicurezza pubblica. Attualmente, l'impossibilità oggettiva di assicurare scorte adeguate espone a rischio anche gli operatori sanitari e i pazienti ricoverati insieme ai «detenuti».  «Davanti a tutto questo - conclude Cireddu -, sorprendono il silenzio sia della politica sarda che dei vertici dell’Amministrazione carceraria che probabilmente pensano che la polizia penitenziaria debba continuare ad assolvere a tutte le mancanze che le istituzioni stanno mostrando».

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