La Nuova Sardegna

Si riunisce il popolo di Tabarka

Si riunisce il popolo di Tabarka

Dalla Tunisia inizia il viaggio per il gemellaggio a cinque

27 maggio 2008
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TABARKA (TUNISI). «Sono chiamati tabarkini, non sono integrati, sono spioni, cristiani e pericolosi». Non se ne era fatta una buona impressione il console di Sardegna che dava informazioni al re sabaudo su quella comunità insediata a Tunisi. «A dire il vero si trattava di un popolo laborioso, abile nella pesca del corallo, furbo e attento come chi viene dal mare», precisa Sadok Boubaker, il docente dell’Università di Tunisi che ha scovato quel documento. Da lì germogliarono Carloforte e Calasetta. Gente con un carattere dominante che si identifica nella religione e assume importanza quando una donna locale sposa loro, cristiani. Fu Giovanni De Corso, di Castelsardo, nel 1788, il primo testimone in due matrimoni celebrati a Tunisi tra maschi tabarkini cristiani e donne tunisine.

LA PARTENZA. Arrivavano sulla costa d’Africa dall’occidente ligure, oggi Municipio settimo di Ponente (una grande circoscrizione) di Genova, area che conta 73 mila abitanti. Tutto cominciò una mattina del 1541. «Partirono da Pegli...», racconta il presidente dell’area amministrativa Mauro Avvenente, emozionato come l’assessore comunale della Cultura Antonio Marani.

Con i sindaci di Carloforte Agostino Stefanelli, di Calasetta Remigio Scopelliti, il vicesindaco della spagnola Nueva Tabarca (isola di Alicante) Assuncion Sanchez Daplana, e del primo cittadino di Tabarka Jilani Daboussi, lavorano per recuperare, potenziare e consolidare i legami unitari della loro comune origine tabarkina. Un progetto di cui hanno parlato per una settimana intera, in questa terra spazzolata dal maestrale che ha appena investito il sudovest sardo, ricca d’acqua benchè priva da dieci anni di un inverno rigido e che nel periodo più freddo registra 12 gradi. Sono loro, i sindaci, i rappresentanti del popolo che discende da quelle vicende e che ha prodotto personaggi di rilievo, come ha ricordato lo storico di Carloforte Onorato Strina. E salderanno i legami con un gemellaggio a cinque (Genova-Pegli compresa) che sarà la piattaforma di uno sviluppo comune con in vetta il turismo.

LA REGIA. Il progetto prende forma con l’infaticabile regia di una donna elegante, cordiale, vulcanica nei movimenti e nelle idee, madame Monique Longerstay, una signora francese con casa a Parigi ma anche cittadina di questa terra, essendo stata first lady di Tunisi. Presiede l’associazione “Le pays vent”, motore della riunificazione dei tabarkini insieme a Tonino Cipollina, animatore una ventina d’anni fa del primo gemellaggio con Nuova Tabarka e poi con Tabarka, allora da amministratore comunale di Carloforte, insieme all’attuale sindaco e il primo cittadino di Calasetta che nel ’79 avviò una corrispondenza con l’allora sindaco di Tabarka.

LA MEMORIA. «Il convegno segna la nostra grande aspirazione», spiega la signora Longerstay. Unisce specialisti e istituzioni. Dalle origini alle prospettive. L’agenda si arricchisce. Alcune tappe sono già chiare. La prima darà forma al “Centro mediterraneo delle memorie tabarchine”. Sarà il depositario dell’associazione, prenderà in carico la ricerca storica e produrrà libri, dvd, persino cartoline e un tomo ufficiale della storia tabarhina che Chedjy Rais, rappresentante del Centro internazionale per la selta delle Riserve marine, vuole pubblicato in quattro lingue per fare conoscere al mondo radici e cultura di questo popolo. Ci sarà una Carta per la difesa del paesaggio, scambi culturali, una rete dei siti archeologoci e tant’altro da costruire.

LE FORTEZZE. Le cinque Tabarka saranno collegate come una ideale struttura fortilizia mediterranea estesa ad altre località che hanno vecchie torri e castelli da ristrutturare. È il progetto “I guardini di pietra” al quale ha lavora come referente europea Laura Canale, direttore generale delle relazioni internazionali della Regione Liguria. Sono comprese Tabarka, Nueva Tabarka, Saint Paul de Vence (Francia), altre località liguri, Cipro, Chios, Carloforte e Castelsardo che verranno organizzati con una rete di sistema e contano su un considerevole finanzimento europeo.

LE RADICI. Gli antenati degli abitanti di Tabarka, Carloforte, Calasetta e Nuova Tabarka hanno condiviso duecento anni di rischi, angherie e glorie. Dal 1541 al 1741 una colonia di genovesi si insediò nell’isola tunisina, oggi collegata alla terra ferma da un istmo di poco più di cento metri. Fondarono una cittadina che mai superò i duemila abitanti. I resti dell’imponente fortezza costruita per volere dell’imperatore Carlo V testimoniano quelle radici. Luisa Piccino, dell’Università di Genova, ha curiosato da storica nelle carte fornite dagli archivi familiari liguri è ha ricostruito con precisione la nascita della vicenda tabarkina. La famiglia di imprenditori Lomellini, capostipite Francesco, mise piede in Tunisia nel 1542: pesca e commerci, soprattutto corallo. L’isola diventa un possedimento. Le vicende della società ligure si fanno sempre più complesse e difficili da gestire, le controversie politiche locali, il commercio degli schiavi, i riscatti s’intrecciano. Nel 1738, d’accordo il Re di Sardegna, tanti di quei tabarkini emigrano nell’isola di San Pietro in Sardegna e fondano Carloforte, altri raggiungono l’isola di Sant’Antioco e a fondano Calasetta. «Al primo sbarco a Cagliari nelle informative del regno vengono descritti come “civili”», nota Philippe Gourdin dell’università di Picardie.

LA VISITA. «Siamo in terra d’Africa per rivivere quelle emozioni d’intraprendenza e coraggio che ci distinsero, fanno parte della nostra storia e cultura e ci tengono legati da sempre». Alle parole del sindaco Stefanelli si accompagna lo scioglimento emotivo del vicino di municipio Scopelliti: «Vivo questo luogo come un pellegrinaggio, un luogo per me finora immaginario nel quale abbiamo le radici». La memoria di questi legami è forte. Le quattro Tabarka oggi sono ben altro. «Siamo diventati una meta turistica internazionale», spiega il sindaco Da Boussi. Ben orgolioso del festival jazz annuale che si è imposto tra i santuari della musica e che ha sottolienato l’evento con un sax monumento di colore oro alto quanto una casa a due piani al centro di una rotatoria nel cuore della città. «Chigago - sentenzia il sindaco - ne ha uno di 33 metri ma il nostro è più bello». Trentacinque anni fa c’erano 500 abitanti. Ora, d’estate, se ne contano 35 mila e gli abitanti sono 1500. Tanta agricoltura, tre nuove dighe in costruzione, beauty center, alberghi enormi.

Con l’Isola degli sparvieri, nome di cui è fiera Carloforte, c’è tanto da costruire. Quindicimila persone d’estate, 6500 abitanti. «Una storia di lavoro e sofferenze - sintetizza Cesare Napoli, presaidente del Consorzio turistico -: siamo gente di mare e la nautica conta tanto nel nostro sistema economico». Calasetta ha messo su un’imprenditoria turistica robusta ma imbastita in versione seconde case.

IMMIGRAZIONE. Lavoro fatto e lavoro da fare, è la prospettiva della comunità. Il sindaco di Tabarka spiega dove portano le strade dello sviluppo comune: «Non dimenticate che un lavoro qui è un clandestino in meno dall’altra parte del Mediterraneo». Fenomeno tuttavia sotto controllo anche sulle coste, conferma l’ambasciatore d’Italia a Tunisi Antonio D’Andria: «La Guardia nazionale vigila, sono state disposte venti motovedette sulla costa. Ma non dimentichiamo che qui la disoccupazione è al 14 per cento e che già si fa sentire la disoccupazione intellettuale».
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