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Tribunale

Sassari, presunti abusi sulla zia di 84 anni: chiesta la condanna del nipote

di Luca Fiori
Sassari, presunti abusi sulla zia di 84 anni: chiesta la condanna del nipote

L’anziana donna lo aveva denunciato: «Mi toccava il sedere e mi chiedeva di sdraiarmi assieme a lui sul letto»

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Sassari Cinque anni di reclusione per violenza sessuale, maltrattamenti e peculato nei confronti di un’anziana zia che all’epoca dei fatti aveva 84 anni. È la richiesta di condanna formulata ieri mattina dal pm Ermanno Cattaneo nei confronti di un 57enne, finito a processo davanti al collegio presieduto da Monia Adami (a latere Valentina Nuvoli, e Paolo Bulla) con accuse pesantissime.

«Mi toccava il sedere e mi chiedeva di sdraiarmi assieme a lui sul letto e mentre mi toccava sulle natiche mi diceva: “Hai paura che ti metta le mani fra le cosce?”» aveva raccontato la donna facendolo finire in tribunale con accuse pesantissime. Dall’altra l’imputato che si è sempre difeso, sostenendo che quei reati contestati sono solo frutto di fantasia e che, da quando era stato nominato amministratore di sostegno della zia se ne era sempre preso cura.

L’uomo (difeso dall’avvocato Stefano Porcu) vive in un paese del Sassarese. Secondo le accuse n più occasioni avrebbe minacciato la zia «di prenderla a pedate». Con cadenza quotidiana le avrebbe impedito «di muoversi liberamente all’interno della sua abitazione, proibendole di accedere al cucinino e di entrare in cucina mentre lui guardava la tv per non essere disturbato». Sempre secondo l’accusa il 57enne avrebbe «inchiodato la porta d’ingresso», avrebbe rimproverato la zia «di mangiare troppo e di bere troppo». Inoltre, «durante le sue assenze per motivi lavorativi che duravano anche per svariati giorni, la lasciava senza soldi, senza telefono – così da non poter essere contattato in caso di bisogno – senza cibo né riscaldamento sia da gas che da pellet, né acqua nelle tubature in modo tale che la signora non potesse nemmeno usufruire della toilette per i bisogni fisiologici. Al punto che la stessa metteva le proprie feci in sacchetti che gettava nel giardino di casa.

Le proibiva di mangiare cucinando solo per se stesso». In qualità di amministratore di sostegno (da qui l’accusa di peculato) e avendo la disponibilità del denaro dell’anziana «se ne appropriava – sostiene la Procura – utilizzandolo per spese che esulavano da quelle concernenti la cura e i fabbisogni della zia, quali gioiellerie, meccanici, gommisti».

Ci sarebbe poi l’accusa più grave, quella relativa alla presunta violenza sessuale che sarebbe consistita per l’accusa «nel toccare le natiche» alla zia «con l’abuso delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della stessa». Il dibattimento si era aperto con i testimoni dell’accusa sentiti in aula dal pubblico ministero Mario Leo. Un’assistente sociale intervenuta nell’abitazione e a conoscenza dei presunti continui litigi tra zia e nipote. L’anziana sosteneva che l’imputato la maltrattasse, che non le permettesse di gestire i propri soldi ma il racconto in alcuni punti sarebbe stato contraddittorio. Perché allo stesso tempo da quando il 57enne era diventato amministratore di sostegno la zia si era decisa a fare tutta una serie di lavori a casa.

Abitazione che prima di allora sarebbe stata in condizioni disastrose: molto sporca, senza acqua e senza luce. Era stata sentita in aula anche una vicina di casa che aveva raccolto le confidenze dell’anziana sul fatto che il nipote fosse sgarbato con lei e che non le desse soldi ma la teste non avrebbe mai assistito a nessun tipo di maltrattamento. Prossima udienza il 22 maggio per le repliche.

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