La Nuova Sardegna

Nuoro

Turismo nel Nuorese, meno 42 per cento in due anni

di Angelo Fontanesi
Turismo nel Nuorese, meno 42 per cento in due anni

La denuncia è della Confindustria nuorese, che accusa l’assessore Crisponi: «E’ peggio del comandante Schettino»

08 agosto 2012
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NUORO. I numeri del turismo nel Nuorese e in Ogliastra sono da “de profundis”, con un corollario di polemiche al vetriolo. Quanto detto ieri, nella sede della Confindustria della Sardegna centrale, dai vertici dell'associazione e da diversi imprenditori lascia davvero poco spazio alle interpretazioni.

Se il turismo in tutta l'isola è in profonda crisi, da queste parti è addirittura in stato precomatoso e ormai a un passo dall'irreversibilità. E le responsabilità della classe politica isolana sono gravissime. Le previsioni già negative di questo inverno si sono rilevate purtroppo errate per difetto. I numeri delle presenze nelle strutture ricettive del territorio, secondo i primi dati, denunciano un calo del 24 per cento rispetto all'anno scorso quando già si era registrata una flessione di 22 punti sul 2010. Dunque, c’è da registrare un meno 46 per cento, raccolto in due anni, da un settore che conta 495 strutture per un totale di 33mila e 550 posti letto, che però lavora in media soli 42 giorni ogni dodici mesi. Sin qui i numeri, letti con amarezza dal presidente degli industriali della Sardegna centrale, Roberto Bornioli, e dal presidente della sezione Turismo, Massimiliano Meloni. Subito dopo lo spazio è stato riempito dalla lista delle criticità, delle proposte per il futuro e dalle polemiche. I punti deboli sono da sempre l’offerta monotematica (solo mare e spiagge) e la scarsa destagionalizzata, insieme a una carenza di programmazione a medio termine. E ancora: c’è il gap ormai incolmabile dei costi del sistema trasporti (anche interni), la crisi mondiale, il fallimento dei più grossi tour operator italiani (che tra il 2009 e il 2010 hanno lasciato una stecca di circa 50 milioni ai più importanti albergatori isolani) sino ad una concorrenza spietata da parte di un mercato globale che cannibalizza le imprese, con i più l’aggiunta di una pressione fiscale insopportabile.

La denuncia. «È un cataclisma che gli imprenditori sentono quotidianamente sulla loro pelle e che la gente toccherà con mano sin da questo autunno. Ma che invece i politici sembrano ignorare». È stata questa la spietata analisi dell'albergatore oroseino Piero Loi della Iti Hotels, 10mila posti letto in Sardegna, oltre 6000 tra Nuorese e bassa Gallura. «Il nostro assessore regionale - sono state le sue parole – sembra soffrire della sindrome di Schettino: mentre la nave affonda lui non c'è. È già sbarcato». Luigi Crisponi, convitato di pietra suo malgrado, non è stato l'unico bersaglio delle critiche. Cristiano Todde, abergatore ogliastrino, e Gabriele Deplano, azienda di trasporti, hanno sparato ad alzo zero su tutti. Dal governo nazionale a quello regionale, accusati entrambi di non prendere in considerazione l'importanza strategica del turismo, nonostante sia un settore ancora in possesso di grandi potenzialità nello sviluppo e nella crescita. «Ma per uscire dal tunnel occorrono interventi immediati», è stata la conclusione di Bornioli.

La discesa in campo. «A settembre chiederemo l'apertura del confronto, con l’avvio degli stati generali, perché è indispensabile mettere il turismo al centro dell'agenda politica dello sviluppo». La piattaforma rivendicativa degli industriali di Nuoro e dell’gliastra partirà dalla proposta di trasporti da e per la penisola finalmente competitivi nei prezzi e nella logistica, per poi passare al varo di strumenti flessibili e a misura della stagionalità che favoriscano l’occupazione. E ancora: la costituzione di una task force che studi i problemi e proponga soluzioni. Subito dopo, il rafforzamento della rete di trasporto pubblico locale verso porti, aeroporti e località turistiche e infine leggi di settore, con opportuna copertura finanziaria, per riqualificare le strutture esistenti. Tutto questo senza tralasciare il rilancio di un progetto accantonato con troppa fretta: il Parco del Gennargentu-Golfo di Orosei. È questa l’unica via, secondo Confindustria, per sviluppare una offerta turistica identitaria e integrata con le produzioni locali. Ma c'è davvero poco tempo. Già l'anno prossimo potrebbe essere tardi.

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