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La solidarietà dei palermitani e dei colleghi di Bologna

La solidarietà dei palermitani e dei colleghi di Bologna

NUORO. Tra le tante forme di solidarietà, incassano persino quella dei loro colleghi del Cep, il noto quartiere di Palermo. “Siamo con voi, resistete” scrivono i siciliani al gruppo nuorese dei...

07 novembre 2012
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NUORO. Tra le tante forme di solidarietà, incassano persino quella dei loro colleghi del Cep, il noto quartiere di Palermo. “Siamo con voi, resistete” scrivono i siciliani al gruppo nuorese dei guerriglieri verdi. Per il resto, su internet e non solo, per tutta la giornata di ieri, è un vero tripudio di reazioni indignate alla risposta del Comune al primo debutto ufficiale dei giardinieri “d’assalto”. Oltre a quella dei siciliani del Cep, però, c’è un’altra risposta che arriva d’Oltre-Tirreno e si distingue per competenza e precisione. La scrive un “guerrilla gardener” bolognese, Andrea Giordani, che si rivolge direttamente al sindaco di Nuoro, e all’assessore Luca Lapia, dando, con molta sobrietà, una piccola lezione di cittadinanza attiva e di movimenti giovanili.

«A Bologna – scrive – dove io abito, il 4 novembre, come a Nuoro, ho partecipato ad azioni di giardinaggio non autorizzato su aree pubbliche. Scopro che a Nuoro l’amministrazione ha deciso di umiliare in maniera così feroce i cittadini. In punta di diritto il Comune ha ragione. Ma non ha minimamente tenuto in considerazione l’amore che questi cittadini hanno espresso per la loro città impegnando tempo e denaro per qualcosa che andasse oltre il proprio balcone e il proprio giardino. Il giardinaggio non autorizzato, è vero, è illegale, eppure ci sono amministrazioni illuminate, come quella di Palermo, in cui l’ufficio Ambiente ha donato degli alberi da mettere a dimora. In tempidi crisi, la collaborazione da parte dei cittadini è fondamentale. Stupisce vedere che abbiate visto, nel gesto dei vostri cittadini, un’azione ostile. A mio avviso dovreste considerarli alleati nella manutenzione della città».

Ma il “giardiniere d’assalto” emiliano, con gentilezza, tiene anche a spiegare al sindaco e all’assessore, che «il guerrilla gardening non è legato ad alcun movimento nazionale e non è propaganda, ma voglia di rendere la propria città più bella, sentendola come la propria casa. Piantare un albero o un fiore, ovviamente in condizioni di sicurezza, significa coinvolgere altri cittadini a prendersi cura delle piante. E magari, da lì spostarsi un metro più in là, raccogliere una cartaccia o una lattina, o segnalare al Comune un problema ben più grave». «L’alternativa – conclude il giovane bolognese – è infischiarsene della propria città, restando nel recinto delle regole. Guardare un’area incolta e scuotere la testa dicendo, mani dietro la schiena “Io pago le tasse ed ecco il risultato”». (v.g.)

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