La Nuova Sardegna

Nuoro

Si scava tra i vecchi sequestri di persona

di Kety Sanna e Pier Luigi Piredda
Si scava tra i vecchi sequestri di persona

Perquisizioni e interrogatori in caserma, si indaga sui legami della vittima con personaggi della malavita ogliastrina

20 marzo 2014
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ARZANA. Continuano senza sosta le indagini per fare luce sull'omicidio di Pietro Piras, 67 anni, il ragioniere di Arzana, in pensione da cinque anni, ammazzato a fucilate domenica mattina in un tornante della stradina di S’Iligi Mannu. Perquisizioni negli ovili e nelle campagne vicine al luogo del delitto, con la speranza di trovare qualche traccia dei killer che, con freddezza e determinazione, avevano portato a termine il loro piano omicida. Professionisti spietati che, dopo aver fatto franare dei massi e averli sistemati accuratamente in mezzo alla strada per impedire il passaggio dell'auto della vittima, non avevano esitato a scaricargli addosso decine di pallettoni. E per essere certi di aver portato a termine la missione di morte, avevano dato a Pietro Piras anche il colpo di grazia alla testa. Poi erano fuggiti nelle campagne, sparendo nel nulla, senza lasciare tracce. Sul costone dove i killer erano appostati non sarebbero stati trovati bossoli e nessuno, dei tanti allevatori che gravitano in quelle campagne non avrebberi sentito nulla, nè notatto qualcosa di strano.

Un agguato in piena regola. Un delitto perfetto, che potrebbe avere collegamenti con storie del passato, fatte di sequestri e vicende legate a personaggi della malavita ogliastrina e non solo. Perchè Pietro Piras era fratello di Mario Fortunato, condannato a 18 anni di carcere per il sequestro De Angelis, ma era anche nipote del proprietario dell'ovile in cui venne trovato il super latitante Pasquale Stochino che trascorse alla macchia 31 anni della sua esistenza. Legami familiari e amicizie pesanti che, apparentemente, non avevano mai interferito nella vita del ragioniere dalla fedina penale limpida, se si esclude una denuncia per maltrattamenti in famiglia e un abuso d'ufficio. Insomma nulla che potesse giustificare tanto odio.

Nelle ore immediatamente successive all'omicidio sono stati sentiti a lungo i parenti e gli amici della vittima. Convocati in caserma anche numerosi compaesani per riuscire a ricostruire gli ultimi momenti di vita dell'ucciso. Ricordato da tutti come una persona stimabile e affidabile dal punto di vista professionale.

E allora, non resta che scavare nel passato. Un passato che sta diventando sempre più ingombrante nell’inchiesta sul delitto di Pietro Piras. Un’inchiesta difficile, resa ancora più complicata da una serie impressionante di collegamenti con episodi accaduti oltre 30 anni fa. Storie vecchie che gli investigatori stanno riportando alla luce per cercare di capire quali siano stati i motivi che hanno spinto due killer feroci a scaricare una quantità impressionante di piombo addosso a un uomo considerato da tutti irreprensibile.

E allora ecco che, scavando nel passato, si vanno ad analizzare anche le parentele e le amicizie, particolarmente ingombranti e talvolta preoccupanti. Ma che mai avevano creato problemi a Pietro Piras. Tutti erano a conoscenza del legame forte con l’ex “primula rossa” d’Ogliastra, Pasquale Stochino, il latitante catturato dai carabinieri nel 2003 dopo 31 anni di vita alla macchia. L’ex bandito era stato arrestato nei terreni dove Pietro Piras custodiva il bestiame. Ma all’epoca della cattura, i terreni erano gestiti direttamente dallo zio di Pietro Piras, che alla sua morte li aveva lasciati in eredità al nipote che l’aveva aiutato in campagna negli ultimi anni di vita. E poi la parentela (cugino di secondo grado) con l’altro ex superlatitante arzanese Pietro Piras. E così dagli archivi polverosi ritornano alla luce almeno due sequestri milionari mai risolti: quello del ragazzino cagliaritano Silvio Dal Maso e quello ancora più eclatante di Cesare Peruzzi, figlio dell’allora proprietario dell’emittente Telescostasmeralda.

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