Mamoiada tra magia e leggenda
Ha aperto i battenti Mater, il museo archeologico e storico del paese delle maschere
MAMOIADA. Mater, un viaggio suggestivo da mille e una notte. Ha aperto i battenti, sabato 17 maggio, la nuova esposizione mamoiadina, dedicata all’archeologia e al territorio. Alla presenza del sindaco Graziano Deiana, dell’assessore alla cultura Agostino Melis, delle autorità cittadine e del neo assessore regionale al turismo Francesco Morandi. Un portone spalancato sul borgo delle maschere, sui suoi insediamenti antichi, sulle presenze e sulle tracce lontane di civiltà scomparse. Una finestra schiusa su un mondo magico ed incantato, fatto di sogni e fiabe antiche, che si tramandano oralmente da generazioni. Leggende che parlano delle “domus de janas”.
Le case delle fate. Tessitrici di trame e fili d’oro, raffiguranti l’incedere mutevole del destino degli uomini. Tombe scavate nella roccia, utilizzate come strutture sepolcrali, nella preistoria. Racconti che rivelano dei “menhir”. Megaliti monolitici, eretti alcune migliaia di anni fa. Simboli di un esoterismo arcaico, di culti inneggianti a divinità mitologiche, di simboli che riconducono alla natura, alla fertilità e alla vita. Narrazioni, che descrivono “sa perda pintá”. La pietra incantata. La stele incisa da numerosi cerchi concentrici e coppelle, sulle cui origini gli abitanti del paese delle maschere hanno offerto decine e decine di versioni. Nel tentativo di districare uno degli enigmi più appassionanti, riguardanti il loro antico trascorso. Quell’età ancestrale ed incontaminata, andata ormai perduta e popolata da creature oscure e paurose. Quando a governare era un consiglio di dei. Tale dimensione atavica viene riportata alla luce, anche mediante le esperienze dirette e indirette dei suoi cittadini. “Ammentos”. Ricordi di epoche segnate dai cicli della terra, dalla povertà e dal lavoro nei campi. Dalle stagioni, dalle costellazioni e dalle lune. Ricordi, fissati indelebilmente da registrazioni e video. Che passano e si alternano in uno schermo. Basta un semplice gesto e il visitatore può perfino interagire con i narratori. I quali rappresentano all’uditore attento, meravigliato e, spesso, perfino divertito, ciò che i loro occhi e la loro memoria hanno percepito e raccolto.
Restituendo, come un dono, il frammento di esistenze personali, di una reminiscenza o di un modo di vivere. Le proiezioni, prolungamenti fisici delle immagini, dunque, appaiono e scompaiono.
Si avvicinano, per poi allontanarsi nuovamente. E ritornare, ancora una volta.