La Nuova Sardegna

Nuoro

Dina Dore, due nuovi presunti killer

di Valeria Gianoglio
Dina Dore, due nuovi presunti killer

Un teste: mi riferirono che una donna aveva visto un gavoese con le mani piene di sangue che diceva “Cosa ho fatto?”

27 maggio 2014
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NUORO. «Poco dopo il funerale di Dina, Andrea Mulas mi aveva cercato perché mi aveva detto che gli serviva un piacere. Mi ha detto che sapeva che i responsabili dell’omicidio erano Fabrizio Sedda e Francesco Porcu, il figlio di una vicina di casa. Dovevamo andare a prenderli, caricarli nel cofano dell’auto e andare a portarli in un terreno dove li avrebbe aspettati l’ispettore Antonio Serra per interrogarli. Io, allora, chiesi a Mulas: “E tu come fai a saperlo?”, e lui mi rispose che lo sapeva perché glielo aveva riferito la sorella Maria Rita Mulas, che è vicina di casa dei Rocca, e quel giorno, mentre stendeva i panni, aveva visto passare nella strada Fabrizio Sedda con le mani piene di sangue che diceva “Cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?”».

Il colpo di scena. Irrompe a metà mattina, nel cuore di un’udienza in corte d’assise che trasuda rabbia, rancori e legami spezzati a causa di reciproci sospetti, l’ennesimo colpo di scena che si registra al processo in corte d’assise per l’omicidio di Dina Dore. Arriva attraverso il racconto sicuro e a tratti anche ostentato di uno dei testi del pm Danilo Tronci. Si chiama Alan Corona, ha 35 anni, fa l’allevatore a Gavoi, in passato ha avuto qualche guaio con la giustizia, ma ci tiene a precisarlo che “Non ha mai parlato con i magistrati o con la polizia e sono uscito a testa alta anche dal carcere”.

Corona è uno dei componenti di quella cerchia di amici e conoscenti del paese che annovera i principali protagonisti di questa complicata vicenda giudiziaria. Come Pierpaolo Contu e Stefano Lai.

Il nome di Corona, nelle carte del processo e nei verbali dei testi spunta a ogni piè sospinto. Ma principalmente, prima delle nuove rivelazioni sui possibili killer che fa per la prima volta all’udienza di ieri, nei verbali viene chiamato in causa per un altro motivo. Alan Corona, infatti, è fratello di Carla Corona e di Giulia Corona, entrambe legate con altri due giovani gavoesi coinvolti a vario titolo in questa storia. Carla Corona all’epoca dei fatti era fidanzata con Pierpaolo Contu, già condannato in primo grado per l’omicidio Dore, Giulia Corona, invece, è tutt’ora fidanzata con Joseph Mulas, accusato da un misterioso confidente anonimo di aver partecipato al delitto.

«Devi lasciare mia sorella». Alan Corona, ieri, in udienza, non lo nasconde, che lui, dopo aver raccolto le classiche voci di paese che indicavano Contu e Mulas, avrebbe voluto che le sorelle non frequentassero più i loro fidanzati. Così si era adoperato perché quelle relazioni finissero. «”È meglio se ti allontani da lui”, avevo detto a Carla. Voci di paese dicono che Pierpaolo sia coinvolto nell’omicidio”».

Le contestazioni del pm. Il pm Tronci gli contesta che in realtà, a suo tempo, aveva raccontato che a riferirglielo non erano propriamente “voci di paese”, ma “una persona della quale non voglio fare il nome”. Certo è che, al di là, delle versioni che non tornano, Corona ieri racconta che qualche settimana prima degli arresti di Francesco Rocca e Pierpaolo Contu il 28 febbraio 2013, quando ormai il paese sapeva tutto e il contrario di tutto, c’erano stati due incontri in altrettante case di Gavoi per cercare di far allontanare Giulia Corona da Joseph Mulas.

I due incontri. Il primo incontro avviene in un ovile. «Avevo chiesto a Gavino Pira di farmi parlare con mio cugino Andrea Mulas perché c’era la voce in giro che il figlio Joseph Mulas fosse coinvolto nell’omicidio» racconta ieri Corona. Che lo stesso incontro sia avvenuto, lo conferma, poco dopo, anche lo stesso Andrea Mulas. E lo conferma anche nel corso di un confronto in aula tra Mulas, Corona e Gavino Pira, chiesto dal pm, perché le versioni erano discordi soprattutto sulle presenze a quell’incontro.

«Ci siamo incontrati – dice Mulas – e Alan mi ha detto “Joseph deve lasciare Giulia. Dicono che sia coinvolto nell’omicidio e stanno dicendo che tu e Joseph dovevate aspettare Dina al lago e che Rocca ti deve dare 150mila euro”». Dopo quel primo incontro, Mulas torna a casa e parla con il figlio Joseph che si arrabbia per la richiesta di Corona e chiede di vederlo. E così va in scena il secondo incontro e stavolta avviene in una cucina rustica.

«A quell’incontro – spiega Alan Corona – Joseph mi ha aggredito “Avete messo in giro voi, queste voci”. E io gli ho detto che lo sapeva, che le avevano messe in giro Mauro Contu e Antonio Contu».

«Io tua sorella non la lascio. Dello stesso incontro dà conto anche Joseph Mulas. «Corona mi aveva detto che dovevo lasciare la sorella, perché alcuni miei amici, dei quali non mi ha mai fatto il nome, stavano dicendo che ero coinvolto nell’omicidio. Mentre voci di paese dicevano che era coinvolto anche Contu. Io gli risposi che non avrei mai lasciato Giulia perché sapevo di avere la coscienza a posto. Io non c’entro nulla, con questa faccenda». «Il giorno dell’omicidio – spiega, rispondendo alla domanda degli avvocati Mario Lai e Angelo Manconi – era agli allenamenti degli allievi del Taloro. Quando ho appreso della scomparsa ho chiamato anche Pierpaolo Contu e l’ho raggiunto al bar Barbagia».

Il bilancio sommario di questa fase concitatissima dell’udienza di ieri, costata momenti di acceso confronto tra i testi, sta in una amara constatazione: ben prima degli arresti di Rocca e Contu, il paese sapeva tanto e sapeva eccome. Ma solo in pochi, all’epoca, avevano rivelato agli investigatori tutto o anche solo una minima parte delle loro conoscenze di rilievo.

«I veri colpevoli». Ma un altro punto di discordanza tra le parole di Alan Corona e di Andrea Mulas, ieri, riguarda il colpo di scena: ovvero l’episodio nel quale spuntano i nomi di altri due gavoesi indicati come i possibili veri killer di Dina Dore. «Andrea Mulas – dice Corona – mi aveva detto che i colpevoli sicuri dell’omicidio erano Fabrizio Sedda e Francesco Porcu. Perché glielo aveva riferito la sorella Maria Rita Mulas. Poi mi ha proposto di andare a prendere Sedda e Porcu e portarli all’ispettore Serra». «Io non ho mai detto quelle parole – gli risponde Mulas durante il confronto – non è vero nulla».

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