La Nuova Sardegna

Nuoro

Motociclista morto, le parti civili all’attacco

Motociclista morto, le parti civili all’attacco

«L’imputato non fece nulla per evitare che Pierpaolo Bandinu si schiantasse sul camion fermo»

26 giugno 2014
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NUORO. «Oggi, Pierpaolo, ironia della sorte, avrebbe compiuto 41 anni», dice, all’esordio della sua ricostruzione dei fatti, l’avvocato di parte civile, Gianluigi Mastio. E a mamma Giannina Piras, seduta qualche banco più indietro, le lacrime scendono silenziose. A quasi sette anni esatti dal terribile incidente che nel luglio 2007 le strappò via il suo adorato Pierpaolo, un bel ragazzone sportivo, pieno di amici, e con un lavoro come militare nella guardia di finanza, ieri mattina, il processo per quella morte è arrivato alle battute finali. Nella scorsa udienza, il pm Andrea Vacca, aveva chiesto la condanna a un anno per Raffaele Lecca, il camionista di Cagliari accusato, con la sua condotta, di aver causato la morte di Bandinu. Ieri, invece, è stato il turno delle parti civili rappresentate dagli avvocati Gianluigi Mastio e Gabriele Canio. E della difesa di Lecca, rappresentata dall’avvocato Gianfranco Trubbas che ha cercato di dimostrare come Lecca non avesse alcuna colpa. Per le parti civili, invece, il camionista avrebbe potuto evitare l’incidente mortale. Perché, come hanno spiegato l’avvocato Canio e l’avvocato Mastio, quando il suo camion aveva avuto un guasto all’acceleratore, anziché fermarsi in una zona della carreggiata stretta, vicino alla galleria di Nurdole, sulla 131 dcn, «si sarebbe potuto fermare prima, e soprattutto mettere le quattro frecce, il triangolo e il giubbotto catarifrangente». La sentenza è prevista per il 15 luglio. (v.g.)

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