La Nuova Sardegna

Nuoro

il processo in appello

Nessun pestaggio, si era difeso: condanna ridotta

Nessun pestaggio, si era difeso: condanna ridotta

NUORO. In primo grado era stato condannato a tre anni e sei mesi per il reato di tentato omicidio. Ieri, invece, in corte d’appello di Sassari, il reato contestato è stato derubricato in semplici...

26 giugno 2014
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NUORO. In primo grado era stato condannato a tre anni e sei mesi per il reato di tentato omicidio. Ieri, invece, in corte d’appello di Sassari, il reato contestato è stato derubricato in semplici “lesioni colpose” e la condanna, da tre anni e sei mesi, è diventata una condanna a soli due mesi. È andata decisamente bene, ieri, al processo di secondo grado, per Michele Antonio Piras, 32 anni, operaio di Budoni, difeso dagli avvocati Gianni Sannio e Simonetta Pinna. Il fatto che gli veniva contestato risale all’estate del 2008, quando era finito nei guai in seguito a una rissa nata da un diverbio.

Secondo la prima ricostruzione dell’episodio, Piras, quel giorno, era stato inseguito da un’automobilista di Oliena, Badore Cucca, che lo accusava di avergli fatto uno sgarro mentre era in auto. Una volta concluso l”inseguimento”, tra i due erano volate parole grosse e non solo. Certo è che alla fine, Cucca era finito in ospedale con diversi traumi alla testa. Per l’accusa, ad arrecargli quelle brutte ferite, era stato proprio Piras. Quest’ultimo, attraverso i suoi avvocati, Gianni Sannio e Simonetta Pinna, si era difeso sin dall’inizio spiegando di essersi solo difeso dall’aggressione di Cucca, che lo aveva inseguito. E aveva anche aggiunto di non aver avuto altra scelta. In primo grado, tuttavia, i giudici non avevano creduto alla sua versione e lo avevano condannato a tre anni e sei mesi per tentato omicidio. La sentenza risale al giugno del 2009. Ieri, invece, in corte d’appello, la sentenza di primo grado è stata sostanzialmente stravolta: il reato è stato derubricato in semplici lesioni colpose. E la condanna è così passata da tre anni e sei mesi, a due mesi. I giudici hanno riconosciuto l’eccesso colposo di legittima difesa. (v.g.)

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