Cento anni fa moriva il poeta Sebastiano Satta
Cantore appassionato della Sardegna in un periodo di grandi fermenti culturali A Nuoro faceva l’avvocato senza trascurare l’amore per scrittura e giornalismo
di Annico Pau *
Sebastiano Satta, 100 anni orsono, il 29 novembre 1914, a soli 47 anni, passava all’oriente eterno. La notizia della sua morte fu accolta con unanime cordoglio in tutta La Sardegna. Negli ambienti intellettuali isolani, ma soprattutto tra ceti popolari, il dolore si manifestò in maniera tangibile con la partecipazione di una grande folla per accompagnarlo al cimitero di “Sa ’e Manca”. Il corteo funebre, con rito civile come richiese il poeta, si distese per le vie della città, con in testa il labaro della Società operaia di Nuoro e accompagnato dalla banda musicale. La salma fu sistemata nella sede della Società operaia e poi in cimitero. I vari oratori, con in testa il sindaco d'allora, Michele Papandrea, pronunciarono l’elogio funebre.
La gioventù a Nuoro. Il giovane Satta frequentò il ginnasio di Nuoro, che era stato istituito in concomitanza con l'unità d'Italia nel 1861 e uno dei pochi del circondario. Scuola di buon livello con illustri insegnanti quali il professor Egidio Bellorini (quello dei Canti popolari amorosi, raccolti a Nuoro); Luigi Momigliano, illustre critico letterario che applicò i principi dell'estetica crociana; Guido Massettani, professore di lettere e filosofia e il professor Andrea Pirodda, letterato, scrittore e poeta di discrete qualità artistiche, ma ricordato solo per l'innamoramento che ebbe per lui la giovane Grazia Deledda. Gli insegnanti di valore, ma ancora di belle speranze, venivano inviati nelle periferie del regno,non casualmente o per pura punizione. La sede era infatti frutto di una precisa scelta politica e aveva la finalità di unificare la lingua e diffondere nel paese la cultura allora dominante. Così la pensava, con lungimiranza la classe politica dell'Italietta post-risorgimentale, laica e liberale. Con la legge Coppino, del 1867, l’insegnamento della religione divenne facoltativo, infatti ai Comuni veniva data l'opportunità di eliminarlo. Su questo tema la chiesa locale ingaggiò un dura polemica con l'amministrazione di Nuoro, che laicamente non cedette. Altri tempi!
Nel suo aureo “Canti”, pubblicato nel 1955 nella collana mondadoriana “I poeti dello Specchio”, Mario Ciusa Romagna sostiene che il poeta si formò in questo ambiente: «…pieno di ansiosi turbamenti e ricerche, i primi poeti che satireggiarono le leggi ingiuste e bollarono d'infamia sos corbos de s'umana afflissione» (cioè i corvi che avevano afflitto la umanità impossessandosi delle vaste tancas che narrarono in versi gli episodi salienti della cronaca paesana senza cadere nel banale). Che continuarono a cantare d'amore, ma con triste dolcezza. Le loro poesie sono scritte in un dialetto illustre. Pur nella spontaneità popolaresca ci si accorge che misuravano il peso e il significato lirico della parola».
Le lotte popolari. Il richiamo a queste lotte popolari e a questo clima di rivoluzione paesana e stracciona, lo ritroviamo nella silloge postuma “I canti del salto e della tanca” dove già dal titolo risulta evidente la contrapposizione tra il salto e la tanca. Il salto è il terreno libero e comunitario, la tanca quello chiuso privato, cioè tra la vecchia società sarda e quella nuova feudale-borghese.
Il trasferimento a Sassari. Sebastiano Satta, ragazzo esuberante e ben inserito nell'ambiente nuorese, con il cuore gonfio di speranze, lascia la sua città e va a Sassari dove frequenta i tre anni di liceo. Suo insegnante d'italiano, che consolidò il suo libero pensiero, fu il carducciano Giovanni Marradi. Conseguita la licenza liceale, interrompe gli studi per il servizio militare a Bologna. Siamo negli anni 1887-1888, anni in cui la cultura e il gusto carducciani raggiunsero il momento di maggiore espansione. A Sassari, parallelamente alla vita goliardica, affina la sua cultura di profondo democratico frequentando gli ambienti laici, libertari e repubblicani capeggiati dal mitico sindaco di Sassari Gavino Soro Pirino, che per non giurare nelle mani del Re rifiutò con sdegno la carica di parlamentare. In questo ambiente composito conobbe personaggi come Michele Saba, Luigi Falchi e Pompeo Calvia. In realtà, l’esaltata ricerca delle radici sarde e lo spirito beffardo e scanzonato non sono che due facce di un’unica medaglia, ben rispecchiate dalla stessa personalità di Sebastiano Satta. Fu pure collaboratore del Burchiello: “Sempre goliardo”, amante di giovanili bisbocce, ma nel contempo appassionato cantore della sua Sardegna.
Il giornale L’Isola. Con Gastone Chiesi (che in seguito diventò uno dei principali collaboratori di Gaetano Salvemini)fondò il giornale quotidiano “L'Isola”, che ebbe breve vita. Si laurea nel 1894 e col cuore molle di nostalgia lascia Sassari e fa rientro a Nuoro, dedicandosi alla professione di avvocato,ma mai trascurando la sua vena poetica, il giornalismo e la pittura. E dal suo eremo barbaricino continuò a collaborare con “La Nuova Sardegna” e con i principali periodici sardi: “La via”, giornale anarco-socialista di Sassari, “Il Burchiello”, periodico satirico goliardico fondato dal suo carissimo amico, il poeta sassarese Salvator Ruiu.
Il ritorno a Nuoro. L'ambiente della Nuoro che trovò al suo rientro, come ricorda Gavino Pau: “… era formato di pastori e contadini operosi e di intellettuali perdigiorno, sempre disponibili a scaricare il loro turgore oratorio nei Caffé del Corso e l'estro poetico nelle bettole e nei ritrovi - sos iscopiles - disseminati in bel disordine per tutto il paese ambiente saturo di anticlericalismo retorico e superficiale, alimentato da un'ideologia vagamente socialista e massonica”. Fine secolo molto vivace con ottimi poeti quali Pasquale Dessanai, Giovanni Antonio Murru e Salvatore Rubeddu; scrittori eccellenti come Grazia Deledda; pittori di buon livello come Antonio Ballero e ottimi musicisti del calibro di Priamo Gallisai.
L’Atene della Sardegna. In “Tradizioni popolari di Nuoro”, Grazia Deledda per dare un'idea concreta di questo clima così sintetizzò con leggerezza: “… Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l'Atene della Sardegna. Infatti, è relativamente il paese più colto e battagliero dell'isola”. Una frase scherzosa che in seguito diventò uno stereotipo serioso e inossidabile. Di rimando lo studioso sassarese Camillo Bellieni, nel suo «Attilio Deffenu e il socialismo in Sardegna» sostenne che “In questa cittadina nacque Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Francesco Ciusa e Attilio Deffenu”. Dunque la retorica delle città principali: “L'Atene della Sardegna. L'appellativo puzza di ciarpame da rigattiere. Atene fu soprattutto fervore di vita e di cultura, gara di iniziative, germinazione feconda in un propizio ambiente. Mentre invece gli uomini sopracitati di squisita fantasia e di forte intelletto, dovettero allontanarsi dal loro paese per essere intesi. Nuoro non è L'Atene della Sardegna, è invece soltanto se stessa, Nuoro".
Il cantore appassionato. Sebastiano Satta fu fondamentalmente un poeta italiano, ma come ricorda l'intellettuale nuorese Raffaello Marchi: “…della sardità Satta fu un cantore appassionato e allo stesso tempo interprete lucido e fedele…”. Ma perché ricordarlo ancora oggi? L'autore di Paese d'ombre,lo scrittore Giuseppe Dessì, in occasione del 50° anniversario fece questa originale riflessione: “A che cosa servono le celebrazioni dei poeti, i centenari, o i cinquantenari che li anticipano, se non a fare i conti con noi stessi, a misurare fino a che punto li abbiamo traditi o dimenticati? A chi servono queste celebrazioni ufficiali se non a noi stessi, che tentiamo di fare, tutti assieme, una sintesi storica, di trarre le conclusioni ultime favoriti dal tempo passato e anche a costruirci una immagine definitiva del poeta che ci consenta poi di dimenticarlo e tornare ai nostri affari quotidiani?" Speriamo che così non sia. Abbiamo fiducia che la figura di Sebastiano Satta, personaggio dal multiforme ingegno, sia fatta riemergere dall’oblio e venga studiata con attenzione e rivalutata.
*Studioso di personaggi
e della storia di Nuoro