La Nuova Sardegna

Nuoro

unione dei comuni

Rivolta dei sindaci del Marghine contro l’Imu agricola

Di Paolo Maurizio Sechi
Rivolta dei sindaci del Marghine contro l’Imu agricola

MACOMER. Sarà una forma di protesta chiaramente provocatoria quella che l'Unione dei Comuni del Marghine intende intraprendere dopo le nuove norme sulle tassazioni dell'Imu agricola. Durante una...

23 dicembre 2014
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MACOMER. Sarà una forma di protesta chiaramente provocatoria quella che l'Unione dei Comuni del Marghine intende intraprendere dopo le nuove norme sulle tassazioni dell'Imu agricola. Durante una conferenza stampa i 10 sindaci hanno presentato la proposta di trasferire le singole sedi municipali nelle varie residenze delle località montane di pertinenza comunale che non mancano di certo, considerando anche le diverse altitudini dei Comuni. Questo perchè la nuova normativa non prevede il pagamento dell'imposta solo per i terreni sopra i 600 metri facenti parte del territorio comunale.

Per il Sindaco di Macomer, Antonio Succu «si tratta dell'ennesima slealtà di Stato che taglia alla città 185mila euro dal fondo di solidarietà chiedendoci di rivalerci sui cittadini con l'imposizione di una gabella che si chiama Imu agricola. E lo fa non solo cambiando le regole a partita in corso, cioè ad assestamento di bilancio già avvenuto, come previsto dalla legge entro il 30 novembre. Ricorreremo in tutte le sedi con tutti i sindaci del territorio, combattendo la battaglia con l'Anci regionale e nazionale». Anche per il Comune di Bolotana si tratta di un taglio pesante di 90mila euro e per quello di Borore di 30mila euro, mentre per i restanti Comuni di circa 30mila euro. L'Unione dei Comuni ha predisposto con una delibera di affidare il ricorso ad uno studio legale. «Si tratta di un meccanismo nuovo, perverso e illogico che incide tutto sulla fiscalità dei Comuni – afferma il presidente dell'Unione dei Comuni, Tore Ghisu –. Questo incide sul “buco” nei bilanci comunali, che si aggiunge ulteriormente sulla fiscalità locale anche per i tagli al fondo di perequazione. Siamo stufi di assumere per conto dello Stato».

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