La Nuova Sardegna

Oristano

La storia

Il giudice riduce il debito con le banche, il proprietario salva la casa e la famiglia: che cos’è il Codice della crisi

di Michela Cuccu
Il giudice riduce il debito con le banche, il proprietario salva la casa e la famiglia: che cos’è il Codice della crisi

Oristano, taglio di circa due terzi sulla somma dovuta, da 319 a 100mila euro. L’uomo restituirà solo quello che il suo stipendio gli consente

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Oristano Aveva debiti per 319mila euro, il tribunale di Oristano ferma le banche e salva una famiglia. Si potrebbe riassumere così la vicenda di un oristanese che rischiava di veder finire la sua casa all’asta e che invece è stato salvato dall’intervento della magistratura. Non è stata una semplice concessione, ma un atto di giustizia che mette sotto accusa la leggerezza con cui spesso vengono erogati i prestiti. La sezione civile del tribunale, con una sentenza insolita, ha infatti cancellato 207mila euro di debiti contratti da un dipendente pubblico, permettendogli di mantenere la proprietà della casa e di pagare solo ciò che il suo stipendio realmente gli consente.

La storia

La vicenda inizia con l’acquisto dell’abitazione che si rivela un pozzo senza fondo a causa dei numerosi lavori che vi sono da fare per renderla abitabile e per via dei gravi problemi agli impianti. Per sistemarla il proprietario si indebita fino a raggiungere un passivo di 319mila euro. «Con uno stipendio di circa duemila euro mensili, si è trovato a dover far fronte a rate di 1.600 euro: una situazione diventata presto insostenibile avendo anche due figli da mantenere», spiega l’avvocato Giovanni Coronas, che insieme al collega Gianluca Coronas ha lottato per anni per questo risultato: «Inizialmente ci era stata prospettata solo la vendita all’asta dell’immobile, ma non ci siamo arresi, nemmeno quando alla moglie del debitore è stata diagnosticata una grave malattia». Per cancellare il debito, il giudice Andrea Bonetti ha smontato le contestazioni dei creditori, tra cui due note società di intermediazione finanziaria, con tre motivazioni chiarissime contenute nella sentenza. Ha infatti accertato la colpa delle banche: l’articolo 69 del Codice della Crisi stabilisce un principio severo per gli istituti di credito e, se una finanziaria concede un prestito a qualcuno che è già palesemente troppo indebitato violando quindi l’obbligo di valutare bene il merito creditizio, subisce una sanzione legale pesantissima.

La sentenza

Nella sentenza si legge: «La concessione di finanziamenti per complessivi 75mila euro a fronte di un reddito netto mensile di circa 2.300, già gravato da precedenti cessioni, evidenzia carenze nella valutazione della sostenibilità». Secondo il giudice, infatti «il rapporto tra rate mensili e reddito disponibile superava manifestamente le soglie». Insomma, poiché la banca è stata imprudente, non ha più avuto il diritto di opporsi al taglio del debito. Il tribunale ha stabilito che i debiti si pagano solo dopo aver garantito una vita dignitosa alla famiglia. Il giudice scrive: «Il calcolo delle spese familiari – 1.138 euro mensili – per un nucleo di quattro persone appare congruo e in linea con i parametri di dignità sociale». Solo quello che avanza da questa cifra viene destinato ai creditori. E poi c’è la regola del meglio poco che niente. Con questa sentenza, i creditori chirografari ovvero quelli senza ipoteca incasseranno solo il 10 per cento del loro credito. Sembra poco, ma il giudice ha chiarito che nell’alternativa della vendita all'asta: «I creditori chirografari non otterrebbero alcun soddisfacimento, mentre il piano offre loro il 10 per cento. La proposta risulta comunque conveniente rispetto all’alternativa liquidatoria».

Grazie a questa strategia legale, il debito è stato quindi ridotto a una rata di mille euro al mese per una durata di circa dieci anni, al termine dei quali il resto della somma sarà cancellata per sempre. «È una vicenda che racconta il funzionamento concreto di uno strumento giuridico ancora troppo poco conosciuto – conclude l’avvocato Giovanni Coronas –. Può evitare la perdita della casa e offrire una seconda possibilità a chi si è indebitato senza colpa».

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