Posada, musica lirica e classica il Festival chiude con successo
POSADA. Il tono distaccato e il pathos asciutto attraverso i quali l’autore francese filtra la vicenda sanguigna di Carmen e di don Josè si sono accesi di lirismo scenico grazie alla bravura di...
POSADA. Il tono distaccato e il pathos asciutto attraverso i quali l’autore francese filtra la vicenda sanguigna di Carmen e di don Josè si sono accesi di lirismo scenico grazie alla bravura di Marco Spiga, che in tre serate di lettura ha offerto al pubblico del Posada Festival una versione affascinante del racconto di Bizet. Spiga ha riportato il pubblico all’era d’oro del radiodramma italiano, avvincendo con un caleidoscopio di ritmi e intonazioni che esauriva le esigenze narrative senza tarpare le ali alla fantasia, anzi deponendo gli spettatori in quel territorio privilegiato che sta tra percezione e sogno, dove realtà e fantasia, storia, racconto e finzione si intersecano di continuo a più livelli. La magica operazione non sarebbe stata possibile senza le velature sonore della chitarra di Battista Giordano, che hanno trasformato piazza Zirottu in un patio andaluso. Lo stato di grazia dei due interpreti ha confermato che ancora una volta Barbara Vaccaro direttrice artistica e anima e corpo del Posada Festival ha visto giusto nelle proprie scelte, sostenuta dall’amministrazione comunale. Il cinema dei grandi maestri ha rappresentato questa storia d’amore e morte nelle più diverse declinazioni: da raffinate interpretazioni (Rodolfo Valentino, Nita Naldi in Sangue e arena, 1922), a escursioni nel pop, sino al kitsch più esilarante (Grace Chang in ‘The wild, wild rose’, 1960). E’ questa la strada giusta (il Posada Festival è ormai giunto alla quinta edizione) per arricchire di stimolanti momenti culturali l’estate baroniese. (s.s.)