La Nuova Sardegna

Nuoro

La moglie di Gianluca Giobbe: «Traffico di profughi? Non può essere vero»

di Tiziana Simula
Gianluca Giobbe
Gianluca Giobbe

La famiglia del camionista nuorese fermato in Germania: «Non abbiamo ancora avuto sue notizie, siamo distrutti»

30 agosto 2015
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NUORO. Le tracce di Gianluca Giobbe si sono perse la notte tra il 20 e il 21 agosto. Da quel momento, il disoccupato nuorese finito nei guai in Germania per traffico di immigrati è sparito nel nulla. Telefonino muto e irraggiungibile, e collegamenti interrotti con la famiglia. Silenzio fino a giovedì 27, quando la moglie aveva lanciato il disperato appello via Facebook per la scomparsa del marito. Un tam tam mediatico che si era concluso nel tardo pomeriggio, quando i carabinieri le avevano comunicato che il marito era stato arrestato in Germania.

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I motivi dell’arresto e i dettagli dell’operazione stanno emergendo con lentezza a causa della difficoltà dei collegamenti con la polizia di frontiera tedesca, oberata di lavoro. Gianluca Giobbe è stato fermato a un varco di frontiera tra la Germania e l’Austria, pare non troppo lontano da Monaco di Baviera. Era alla guida di un minivan o un’auto a sette posti, tipo Multipla, Opel Zafira, Renault Espace.

A bordo c’erano 6 o 7 siriani, pare una famiglia intera con bambini, che dopo aver attraversato mezza Europa, aver superato non si sa come le frontiere trovate dalla Macedonia in poi, stava per raggiungere l’obiettivo. Non si sa che cosa abbia insospettito i gendarmi frontalieri tedeschi, probabilmente è stata proprio la presenza dell’italiano alla guida a spingere gli agenti ad approfondire i controlli e scoprire così che i documenti dei siriani erano stati abilmente falsificati e che Gianluca Giobbe era seguito con attenzione dalla polizia di Nuoro perché sospettato di aver avuto numerosi contatti con i trafficanti di uomini negli ultimi mesi. A quel punto, nei confronti di Gianluca Giobbe è scattato il fermo con la pesantissima accusa di immigrazione illegale di clandestini e per lui si sono aperte le porte del carcere.

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Gianluca Giobbe, 36 anni, di Nuoro, era entrato nel mirino della polizia di Nuoro nell’ambito di un’inchiesta della Dda sull’immigrazione clandestina. Il suo nome era emerso più volte e allora gli agenti nuoresi avevano cominciato a monitorare i suoi movimenti. Fino alla sera del 20 quando era partito dalla Sardegna. Ultimi contatti in Italia il 21 e poi più nulla.

Probabilmente è stato allora che è entrato in contatto con gli organizzatori del traffico di clandestini. Accettando l’inaccettabile. Un ingaggio per poche migliaia di euro. Non dovrebbe essere superiore ai 5mila euro il compenso di un autista per un viaggio con i clandestini, che pagano almeno 2mila euro a testa per cercare la libertà e una vita migliore lontano dalle guerre.

Una vicenda che sembra impossibile ai familiari del giovane nuorese. Che dicono di essere all’oscuro di tutto. «È come se fosse scoppiata una bomba sulla mia famiglia, siamo distrutti tutti», dice il fratello Francesco.

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«Non sappiamo neppure perché mio marito è stato arrestato, che cosa ha fatto – incalza disperata e arrabbiata Valeria Acquas, la moglie di Gianluca Giobbe –. Abbiamo ricevuto solo un foglio scritto in tedesco che dice che mio marito è in stato di fermo. Niente di più. È tutto quello che abbiamo tra le mani. Non sappiamo altro sul suo arresto, se non quello che stiamo leggendo sui giornali. Non l’ho ancora potuto sentire: non una telefonata, non un contatto con lui».

Poche amare parole quelle di Valeria Acquas, travolta da una vicenda più grande di lei. Era partito per un lavoro in Germania suo marito, così le aveva detto lui. E così lei aveva scritto su Facebook nel suo disperato appello quando aveva perso le sue tracce. Un’opportunità da non perdere per un padre di famiglia disoccupato da tempo. A quell’accusa pesantissima che lo ha portato in carcere, lei non ci crede. «Non può essere coinvolto in una cosa simile».

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