La Nuova Sardegna

Nuoro

«Sa pompia è di Siniscola»: il professor Camarda mette fine alla disputa con Oliena

di Homar Farina
Numerose le ricette che si possono realizzare con sa pompia
Numerose le ricette che si possono realizzare con sa pompia

Il docente universitario di Botanica interviene sulla polemica aperta da un ristoratore: «Il prodotto è di chi lo coltiva e per giunta tradizionalmente la pianta è sempre stata della Baronia»

30 settembre 2015
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SINISCOLA. La polemica in merito alla rivendicazione di appartenenza de Sa Pompia, che si è aperta nei giorni scorsi tra Oliena e Siniscola, in seguito alle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa da un ristoratore barbaricino, propone un dibattito sull’argomento che possa basarsi su documentazioni risalenti all’antichità. Ma rivendicare l’appartenenza di una pianta pare possa già chiudere il dibattito, in quanto questa appartiene a chi ne cura la coltivazione.

Così la pensa Ignazio Camarda, direttore del dipartimento di Scienze botaniche, ecologiche e geologiche dell’università di Sassari.

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«Mi pare si tratti di una cosa un po’ sciocca, che non sta né cielo e né in terra – dice Camarda – le piante non hanno alcuna appartenenza anche se posso dire che tradizionalmente, Sa Pompia, è stata sempre localizzata nella zona della Baronia, così come si può risalire al quinto secolo dopo Cristo per avere notizie della presenza di agrumi nella regione del Sinis». Continua il professore: «Le ricerche da noi effettuate sull’agrume e pubblicate nei Quaderni di botanica ambientale e applicata all’università di Palermo attestano che si tratta di una variante del limone».

Anche per Giovanni Secchi, produttore siniscolese, che sulla pompia ha elaborato la sua tesi di laurea, parlare del frutto orientale denominato yuzu e accostarlo all’agrume in questione richiede un supporto documentale che ne attesti la veridicità, per non correre il rischio di avventurarsi in tesi campate per aria.

Ma se la sterilità del dibattito, sull’appartenenza dell’arbusto ad un territorio o ad un altro resta tale, diverso sarà il confronto sulla trasformazione del prodotto e sulle sue potenzialità di mercato che ne spostano il dibattito su un altro piano.

Per questo motivo l’amministrazione di Siniscola, che rivendica l’appartenenza di Sa Pompia al presidio slow food, riconosciuta dal 2004, elaborerà a breve un documento dove verrà espressa la propria posizione.

Una linea, che in molti pensano doveva essere seguita già da tempo, potrebbe essere quella di creare una rete consorziata di produzione e distribuzione del prodotto trasformato, convogliando gli sforzi sia del privato che del pubblico in una unità coesa di intenti nel dare realmente realizzazione a quello che fino ad ora è rimasto solo un progetto.

Sa Pompia, che dovrebbe essere una produzione identificativa del territorio, richiede maggiori attenzioni con programmi di incentivazione anche sotto l’aspetto occupazionale.

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