La Nuova Sardegna

Nuoro

L'ESPERTO

Slow Food, la polemica: "La tradizione della pompia è di Siniscola"

Sa pompia
Sa pompia

Renato Brotzu, responsabile dell'associazione, mette fine alla polemica tra la Baronia e Oliena

05 ottobre 2015
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SINISCOLA. «La tradizione della Pompia appartiene a Siniscola e alla Baronia. La polemica innescata dall'intervento di un cittadino di Oliena che nei giorni scorsi ha rivendicato l'origine e l'appartenenza geografica del frutto della pompia all'areale olienese, appare sterile ma soprattutto infondata». Renato Brotzu, responsabile della Condotta Slow Food di Nuoro, non ha dubbi.

«La coltivazione e la trasformazione della pompia è un presìdio Slow Food da oltre 10 anni ed è regolata da un disciplinare stilato successivamente a studi sull'origine e sull’provenienza dell'agrume. L'indicazione "Sa pompia siniscolesa" è riservata esclusivamente ai prodotti provenienti dal comprensorio geografico della Baronia e in particolare di Siniscola. Più precisamente i frutti devono provenire dall'area comprendente l'intero territorio amministrativo dei comuni di: Siniscola, Posada, Torpè, Orosei».

Continua Brotzu: «La pompia è un ecotipo locale di antica origine e di difficile inquadramento tassonomico. Da molti ritenuto un cedro si differenzia dalla specie "Citrus” per diversi caratteri sia dell'albero che del frutto; mentre più probabilmente potrebbe essere, come ben specificato da Ignazio Camarda intervenuto recentemente nella polemica, un ibrido naturale originatosi nell'ambito della popolazione agrumicola locale».

Per tutti questi motivi «il disciplinare adottato e depositato nell'elenco dei Presìdi nazionali Slow Food costituisce il riferimento costante per le realtà aziendali operanti all'interno della filiera, per garantire i requisiti di qualità e tipicità, adeguandosi alle norme e ai parametri di qualità, definiti a livello europeo e nazionale. L'obiettivo dell'inserimento nei Presìdi è quello della difesa e della conservazione di un prodotto a rischio di scomparsa, con l'intento di valorizzarlo, di farlo conoscere a un pubblico più vasto, di rendere riconoscibile il prodotto ottenuto rigorosamente con una tecnica tradizionale e per realizzare un circuito di qualità locale che riunisca in un'unica rete i produttori, i trasformatori, i punti vendita, gli artigiani e gli operatori della ristorazione, concorrendo così a rafforzare l'identità locale».
 

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