La Nuova Sardegna

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La storia

Fedeli all’Arma da quattro generazioni: continua la tradizione dei Contini

di Luca Fiori
Fedeli all’Arma da quattro generazioni: continua la tradizione dei Contini

Thiesi, il luogotenente Antonio in pensione dopo 41 anni lascia il testimone al figlio Luca. Nonno Pantaleo era maresciallo dei carabinieri reali come il padre Sebastiano

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Sassari Ci sono famiglie in cui la divisa non è solo un lavoro, ma una eredità morale che attraversa il tempo. Nel caso della famiglia Contini di Thiesi, l’Arma dei carabinieri non è una scelta individuale, ma un filo rosso che lega quattro generazioni e racconta un’idea di servizio che si tramanda come un valore irrinunciabile. Il nonno Pantaleo, maresciallo dei carabinieri reali e comandante della stazione di “Sassari Scalo”, ha aperto la strada in un’Italia che usciva dalla guerra.

Il padre Sebastiano, maresciallo maggiore aiutante, ha continuato quel cammino guidando per anni la stazione dei carabinieri di Sassari fino al 1984. Oggi quella stessa fiamma vive nello sguardo e nell’uniforme di Luca, carabiniere in servizio alla stazione di Pistoia. È una storia fatta di sacrificio, senso dello Stato e silenziosa fedeltà, perché in questa famiglia l’Arma non si indossa soltanto, si eredita.

In mezzo c’è Antonio Contini, che qualche giorno fa è andato in pensione dopo oltre 41 anni di servizio, chiudendo una carriera che è anche un pezzo di storia recente del Paese. Luogotenente carica speciale, responsabile dell’aliquota carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, Contini lascia l’uniforme con la discrezione che ha sempre contraddistinto il suo modo di essere carabiniere. 
Arruolato il 19 ottobre 1984, frequentatore del 74° corso allievi carabinieri a Iglesias, si forma poi come sottufficiale al 38° corso biennale tra Velletri e Vicenza. Nel 1987 viene destinato a Palermo, alla Stazione Resuttana Colli e successivamente al Nucleo operativo del Gruppo. Sono gli anni più duri della guerra dello Stato alla mafia. 
Contini è lì, impegnato nel contrasto ai sodalizi criminali e nella cattura dei latitanti, mentre la Sicilia e l’Italia intera vengono ferite dalle stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e degli uomini delle scorte. Anni che segnano, che restano dentro, che non si dimenticano.

Nel 1993 approda al Raggruppamento Operativo Speciale – Sezione Anticrimine di Bologna, dove opera su scenari complessi e delicatissimi: traffici illeciti di stupefacenti e armi da guerra, indagini di respiro nazionale e internazionale. Due anni più tardi prosegue l’esperienza al Ros di Nuoro, lavorando su sequestri di persona che porteranno alla disarticolazione di un’organizzazione criminale e all’arresto dei responsabili.
Dal 2001, il ritorno a Sassari e l’inizio di una lunga stagione di collaborazione diretta con i pubblici ministeri della Procura della Repubblica. È qui che Contini mette a frutto non solo l’esperienza operativa, ma anche una solida formazione culturale: maturità classica al Liceo Azuni, lauree in Scienze giuridiche e in Giurisprudenza all’Università di Sassari. Un profilo completo, che lo rende punto di riferimento in numerose indagini, soprattutto nei procedimenti per reati contro la persona. Particolarmente significativo l’impegno nei casi di violenza domestica, nel quadro del cosiddetto “codice rosso”, con interventi rapidi, sequestri di armi e un’attenzione costante alla tutela delle vittime. 
Una carriera lunga e silenziosa, riconosciuta dallo Stato con prestigiose onorificenze: la Medaglia Mauriziana per dieci lustri di carriera, la Medaglia di bronzo al merito di lungo comando e la Croce d’oro con stelletta per i quarant’anni di servizio nell’Arma dei carabinieri.

Oggi, con il pensionamento di Antonio Contini, si chiude un capitolo importante, ma non si spegne quella fiamma che da generazioni illumina il cammino dei Contini. L’uniforme passa di mano, lo spirito resta. Ed è forse questo il senso più profondo di una vita spesa al servizio dello Stato: andare via in silenzio, sapendo di aver lasciato un segno.

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