Triplice tentato omicidio, assolto Zori
Secondo l’accusa nel 2013 aveva sparato 12 colpi contro l’auto dei Sestu. Sullo sfondo, il duplice assassinio del 2003
NUORO. «Assolto per non aver commesso il fatto» dice ieri mattina, il presidente del collegio giudicante Giorgio Cannas. E dal fondo dell’aula, tra chi attendeva con trepidazione la sentenza, si moltiplicano i sorrisi, le pacche sulle spalle, le strette di mano. Ieri mattina segna la fine di un incubo giudiziario per un giovane di Orune, Luigi Zori, e per la sua famiglia, segnata già nel passato da una morte violenta: quella di Amerigo Zori, fratello di Luigi, ucciso il giorno della domenica delle Palme, a Orune, insieme al compaesano Pasquale Coccone. Correva il 2003.
Proprio da quell’omicidio, secondo l’accusa formulata diverso tempo fa, nasceva il triplice tentato omicidio del quale era stato accusato Luigi Zori. Il fatto risale al 7 giugno del 2013. Era sera inoltrata, a Orune, quando in corso Repubblica la situazione precipita.L’auto dove viaggiavano un allevatore del paese, Antonio Sestu, il figlio Emanuele, e la nipotina, viene raggiunta da dodici colpi di pistola che centrano la fiancata dell’auto e il lunotto posteriore ma che per fortuna lasciano illese le persone all’interno. È lo stesso Antonio Sestu, poco dopo, ad avvisare i carabinieri dell’accaduto, e fa il nome di Luigi Zori, come responsabile. I carabinieri si dirigono verso la casa della famiglia Zori ma di Luigi non c’è traccia: lo stanno cercando anche i suoi genitori. Da quel giorno, il giovane sparisce: tutt’ora, per la legge, è latitante. Nel frattempo, l’inchiesta fa il suo corso: Zori, secondo l’accusa, aveva sparato perché i Sestu erano i familiari di Alessandro, condannato insieme a un altro compaesano per aver ucciso Amerigo Zori, fratello di Luigi. Sin dall’inizio, tuttavia, la Procura, a Luigi Zori, non contesta la premeditazione. Per la pubblica accusa, il gesto di Zori, era figlio di un momento d’impeto, di rabbia e dolore per la morte brutale di un fratello. Al processo, tuttavia, le cose cambiano e non poco e lo racconta lo stesso pm Andrea Vacca nella sua requisitoria. «Le persone offese – spiega il pm – hanno avuto difficoltà a revocare in aula i fatti. Antonio Sestu non ricordava neppure la descrizione sommaria che fece ai carabinieri quando gli chiesero se avesse visto lo sparatore. Non seppe neppure spiegare il motivo per cui, quella sera, appena uscito dalla caserma in compagnia del figlio, avesse fatto tappa proprio sotto casa di Zori». Gli stessi Sestu, insomma, in udienza avevano ritrattato.
Ma per l’accusa, in ogni caso, la responsabilità di Luigi Zori era stata provata: per questo aveva chiesto una condanna a 15 anni. Il collegio giudicante è stato di parere decisamente diverso: accogliendo in pieno le richieste del difensore di Zori, Tito Flagella, ha assolto in pieno l’imputato: “per non aver commesso il fatto”.