Delitto di Lula, il gip: «Faris in carcere»
I carabinieri: «Positivo allo stub, era pieno di polvere da sparo. E gli orari che ha fornito non corrispondono al vero»
NUORO. Su un letto dell’ospedale Zonchello di Nuoro, dove è ricoverato dallo scorso 8 gennaio per problemi respiratori, ieri mattina, Mario Faris ha ricevuto una visita che probabilmente attendeva da qualche giorno. Intorno alle 8 di ieri, infatti, dopo aver letto con attenzione i risultati dello stub e le analisi del Ris, e averne informato la Procura, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, guidati dal maggiore Marco Keten, insieme al capitano Luigi Mereu, gli hanno notificato un ordine di custodia cautelare in carcere firmato dal gip Claudio Cozzella su richiesta del pm Andrea Ghironi.
«Si è chiuso in se stesso». Lo accusano dell’“omicidio volontario del suo vicino di casa Antonio Longu, con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi”, ma Mario Faris, 76 anni, ex cantoniere di Lula con un passato turbolento segnato dall’omicidio della moglie in Germania, e un presente fatto di continui litigi in paese, alcuni dei quali approdati pure a processo, pare che al momento della notifica dell’arresto non abbia pronunciato nemmeno una parola. Come già, del resto, aveva fatto nei giorni scorsi, quando, a detta dei carabinieri, si era «quasi sempre chiuso in se stesso, senza negare ma senza nemmeno ammettere nulla».
Piantonato in ospedale. Da ieri mattina, il pensionato che in molti, a Lula, temevano per il carattere irascibile e introverso, e perché disponeva di una pistola, è piantonato dagli agenti di polizia penitenziaria. Non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno, Mario Faris verrà dimesso dall’ospedale Zonchello e dovrà essere condotto in una cella del carcere di Badu ’e Carros in regime di custodia cautelare, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Per il momento, tuttavia, l’indagine coordinata dal sostituto procuratore Andrea Ghironi, e seguita dai carabinieri del nucleo investigativo provinciale e da quelli della compagnia di Bitti e della stazione di Lula, almeno per l’accusa sembra già aver chiarito l’esatta dinamica del delitto e gli spostamenti di Mario Faris. Li hanno spiegati, nel dettaglio, gli stessi carabinieri nel corso di una conferenza stampa. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, dunque, lo scorso 8 gennaio Mario Faris si alza dal letto con l’intenzione di uccidere il dirimpettaio Antonio Longu.
Litigi continui. «Tra loro – ha spiegato il maggiore Keten – c’erano stati diversi litigi per motivi futili. Faris, tra le altre cose, accusava Longu di avergli spostato l’antenna e persino, secondo lui, di avergli seccato il prezzemolo con lo sguardo». Pensieri folli, o forse vere e proprie paranoie, che secondo gli investigatori, l’8 gennaio scorso danno a Faris la spinta per uccidere il vicino.
Il primo colpo mortale. Stando alla ricostruzione fatta dalla Procura, Faris quel giorno esce di casa con una pistola in tasca, incontra il vicino Antonio Longu, probabilmente ci scambia pure qualche parola, e poi spara tre colpi. Solo il primo, sarà quello mortale, mentre il secondo viene sparato quando l’uomo è già a terra, steso sui gradini di fronte alla casa.
La corsa in motocarrozzella.Poi, sempre secondo i carabinieri, Faris sale sulla sua motocarrozzella e si dirige sulla 131 dcn, dove, intorno alle 9.50, lo incrocia una gazzella dei carabinieri. Faris, del resto, è un uomo molto conosciuto in paese per i suoi problemi con la giustizia. La pattuglia non lo ferma: non sa che a Lula, qualche decina di minuti prima, è avvenuto un omicidio.
«Gli orari non tornano», Faris continua la sua corsa, si libera della pistola 7.65 – che ancora non è stata ritrovata – e si dirige all’ospedale Zonchello. Dice di non sentirsi bene, ma lo dirottano al Pronto soccorso del San Francesco. E lì, alle 12, lo trovano i carabinieri che erano già sulle sue tracce. «In ospedale – ha aggiunto il maggiore Keten – quando ancora non era indagato, ha fornito una versione contraddittoria. Gli orari che ci ha fornito, in particolare, non tornavano. Se era vero che era uscito di casa dopo le 9, in teoria non avrebbe potuto non vedere il cadavere di Longu».