La Nuova Sardegna

Nuoro

Liquami nel rio Musina: la difesa di Abbanoa

di Valeria Gianoglio
Liquami nel rio Musina: la difesa di Abbanoa

Dorgali, secondo l’accusa i vertici responsabili di danneggiamento ambientale La tesi dell’azienda: «Colpa anche di un fulmine, danneggiato il quadro elettrico»

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DORGALI. Secondo l’accusa, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2011, si erano macchiati del reato di “danneggiamento doloso” all’ambiente perché, stando sempre a quanto stabilito dalla Procura, non avevano disposto la manutenzione e il buon funzionamento del depuratore di Dorgali.

Tant’è che in quegli anni, sia da parte dei residenti, sia da parte della Forestale che era intervenuta in diverse occasioni, era stata denunciata la presenza di liquami e di una sorta di melma vischiosa che sfociava, dal depuratore, nel rio Musina.

È proseguito ieri mattina in tribunale a Nuoro, con l’audizione di alcuni testimoni della lista del pubblico ministero, il processo che vede tra gli imputati i tre funzionari Abbanoa, Sandro Murtas, difeso dall’avvocato Aldo Lucchi, Francesco Bullitta, difeso dall’avvocato Francesco Carboni, e Diego Farre, difeso dall’avvocato Michele Schirò. Nell’udienza di ieri, davanti al giudice monocratico Sara Perlo, è stata sentita anche una esperta dell’Arpas che in quegli anni aveva eseguito alcuni prelievi di campioni di acqua dal depuratore.

«Si tratta di controlli a volte di routine, a volte su sollecitazione del corpo forestale – ha spiegato il tecnico Arpas, Vincenza Monni – eravamo intervenuti anche il 21 febbraio del 2008, abbiamo fatto un sopralluogo perché si era verificato un guasto nel quadro elettrico e si era verificato un’anomalia, dunque, nel funzionamento del depuratore». Secondo la difesa, era stato proprio quel fulmine a dare il colpo di grazia a un impianto che era già piuttosto vecchio e malandato.

Una causa naturale, dunque, dice la difesa, e non un comportamento “doloso” da parte degli attuali imputati che invece, secondo quanto spiegano i difensori, avevano più volte segnalato sia all’allora Ato, l’autorità d’ambito, sia alla Regione, la necessità di avere un bel po’ di fondi a disposizione per la sistemazione dell’intero depuratore di Dorgali.

Erano stati stimati più o meno quattro milioni di euro di lavori, la Regione li aveva promessi, ma i soldi erano arrivati solo nel 2012. Certo è che in quegli anni non si contano le segnalazioni da parte dei dorgalesi circa la presenza di acqua sporca, liquami e melma, con tutti i fastidi e disagi connessi.

Dopo l’udienza di ieri il processo è stato rinviato alla fine di settembre: in quella occasione verranno sentiti altri testimoni della lista del pubblico ministero, Francesca Piccu.

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