La Nuova Sardegna

Nuoro

A Girasole una settimana di fuoco

di Paolo Merlini
A Girasole una settimana di fuoco

Due chioschi bar distrutti dalle fiamme, bruciate anche due auto. Un mese fa un incendio doloso ha devastato un’officina

01 maggio 2016
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INVIATO A GIRASOLE. Quattro attentati incendiari in un mese, tre dei quali nell’ultima settimana. È l’ultimo mistero ogliastrino, e accade in un paese di mille abitanti poco abituato a fare notizia e meno che mai per la cronaca nera. L’ultimo episodio è della notte di venerdì, poco dopo le 23, quando un chiosco bar che si affaccia sulla spiaggia di Is Orrosas è stato dato alle fiamme e completamente distrutto. Di proprietà comunale, era stato appena affidato in concessione per un periodo di cinque anni a un piccolo imprenditore di Villagrande, da tempo residente a Girasole, Felice Melis. Avrebbe dovuto aprire i battenti la prossima settimana, in concomitanza con l’arrivo dei primi turisti, soprattutto stranieri, che cominciano a fare capolino in Ogliastra.

Dovrà rimandare suo malgrado l’apertura, e il Comune dovrà mettere mano al portafogli per costruire un nuovo chiosco, l’unico del suo litorale, che poi non è neppure di Girasole perché ricade in un’area demaniale all’interno del territorio di Lotzorai, il paese confinante. Il vice sindaco Lodovico Piras ieri guardava sconsolato i pali e gli arredi anneriti e distrutti del piccolo edificio in legno. «Sono senza parole, anche perché tutto questo accade a pochi giorni da un attentato incendiario che ha distrutto un altro chiosco nel centro del paese. Non sappiamo cosa pensare. Ho sentito il sindaco e lunedì convocheremo una seduta straordinaria per discutere quello che è diventato un problema di ordine pubblico».

Accanto a Piras, 33 anni, che è anche assessore ai lavori pubblici, ci sono Nello e Cristina, i due giovani che hanno gestito il chiosco comunale dal 2012 sino pochi mesi fa. Sono davanti allo scheletro del loro ex baretto, il “Sunflower”, come impietriti. La coppia non ha partecipato alla gara d’appalto indetta dal Comune nei mesi scorsi. «Troppi costi, aprivamo da Pasqua sino a settembre-ottobre ma gli incassi non erano tali da compensare l’affitto, le spese di gestione e le tasse. Abbiamo preferito lasciare, ma quello che è accaduto è terribile», dice Cristina.

Alla gara d’appalto hanno partecipato quattro società, l’ha spuntata Melis perchè ha fatto l’offerta più alta rispetto al canone annuo di 8000 euro da versare al Comune. Ma durante e dopo la gara non c’è stata alcuna contestazione, e nessuno tra i curiosi che si avvicinano al chiosco bruciato si sente di fare collegamenti.

Anche perché l’ultima settimana a Girasole è stata letteralmente di fuoco. Martedì 26 aprile è toccato al chiosco bar di Andrea Casula, 41 anni di Tortolì, che lo gestiva assieme alla moglie Marzia. Situato in piazza Venezia, e realizzato su un terreno di proprietà comunale, il “Facanapa” era diventato un punto di ritrovo per i giovani del paese. Tre giorni prima, sabato 23, hanno preso fuoco due auto dell’imprenditore Pierpaolo Cualbu, 31 anni, presidente della squadra di calcio di Tortolì. Cualbu ha detto che si trattava di autocombustione: la sua Smart avrebbe preso fuoco per problemi alla centralina e le fiamme si sono propagate all’altra auto. Ma le forze dell’ordine non trascurano la pista dell’attentato, che in paese sono in molti a dare per certa.

Un mese fa, il 27 marzo, c’è stato un altro grave episodio incendiario, anche questo doloso, che ha danneggiato l’autocarrozzeria di Emilio Demara, originario di Tortolì, provocando danno vicino ai centomila euro. Le fiamme sono partite da un’auto in attesa di riparazione, intestata a un giovane allevatore di Villagrande che l’aveva portata in officina il giorno prima. Si è pensato che l’attentato fosse indirizzato a lui, e non al carrozziere che più di tutti ne ha fatto le spese, ma dopo gli ultimi episodi non ci sono più certezze. I carabinieri di Tortolì, che indagano sui quattro episodi, non trovano legami che li mettano in relazione, se non il mezzo utilizzato: il fuoco. Dietro il quale forse c’è un’unica mano.

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