La Nuova Sardegna

Nuoro

Scoppia la guerra nel Pd per la presidenza dell’Isre

di Francesco Pirisi
Scoppia la guerra nel Pd per la presidenza dell’Isre

Bianchi, Moro e Sulas in corsa per prendere il posto di Bruno Murgia Ma spunta l’ipotesi di un outsider che metta d’accordo la giunta Pigliaru

09 maggio 2016
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NUORO. Nuovo giro con nuovo presidente entro maggio all’Isre, l’Istituto regionale etnografico, nato nel 1972, con sede in città. Dopo tre anni lascerà Bruno Murgia, ex deputato del Popolo delle Libertà, incaricato della presidenza nel 2013 per volontà del governatore del tempo, Ugo Cappellacci, anch’egli con tessera Pdl. Con lui hanno governato nel consiglio di amministrazione i sindaci Alessandro Bianchi e Andrea Soddu, alternatisi undici mesi fa, e Giampaolo Mele Corriga, competente nel ramo delle tradizioni popolari. Ora la scelta al successore di Cappellacci, il democratico Francesco Pigliaru. Sarà un uomo dell’apparato, o comunque vicino, funzionale al centrosinistra, dall’inverno del 2014 ritornato alla guida della Regione.

Altro segno l’appartenenza al territorio, secondo il metodo che ha portato alla guida dell’ente di via Papandrea lo stesso Murgia, e prima di lui il riformatore Salvatore Liori e il medico (di fede socialista) Emilio Asproni. Se il criterio verrà confermato l’ipotesi plausibile è una sfida all’interno del gruppo Pd in Consiglio comunale, tra l’ex sindaco Bianchi, Leonardo Moro e Tore Sulas.

Ognuno con argomenti specifici per primeggiare, contro gli altri due, con i quali sembra si debba sospendere per qualche settimana l’azione unitaria a vantaggio di un regolamento di aspirazioni individuali. Bianchi l’anno passato ha scelto la ricandidatura in Comune.

Le voci gli davano in alternativa un posto da assessore proprio nella giunta Pigliaru. La presidenza dell’Isre sarebbe un recupero di ruolo nell’alveo dell’amministrazione regionale. Il suo ex vice-sindaco, Moro, può mettere sul piatto i cinque anni alla guida dell’assessorato comunale della Cultura, incarico con diverse affinità con l’attività dell’istituto etnografico. Un carico di consensi e di rappresentatività (oltre 500 sui 2.800 della lista) tra i nuoresi è l’argomento più convincente di Tore Sulas, consigliere comunale per il secondo mandato. Se non bastassero i trofei elettorali, punta anche a farsi accreditare la laurea in Scienze politiche, con tesi su distretti culturali e sistemi museali.

Una terna, il numero perfetto delle banche dove scelgono i consiglieri di amministrazione e della stessa Chiesa, da cui parte per nominare un nuovo vescovo. Sempre che si rimanga dentro il consiglio comunale. Mentre non sembrano esserci dubbi sulla titolarità in testa ai democratici. Ancora più di attributi e argomenti da spendere davanti ai decisori, la nomina o la caduta dei candidati potrebbe essere il risultato del confronto all’interno della parte nuorese del partito. Bianchi e lo stesso Sulas sono inseriti nell’area Cucca, l’avvocato-senatore, a cui fa riferimento anche la segreteria provinciale, affidata l’anno passato a Daniela Forma, consigliere regionale.

Nell’assise sarda anche Roberto Deriu, considerato il capo dell’altra fazione del Pd a Nuoro e dintorni, che ha dalla sua la segreteria cittadina, con Francesco Manca.

Posizioni speculari e per questo difficili da far primeggiare, anche perché l’Isre darebbe forza a una parte, oltre l’attuale equilibrio Cucca-Deriu arrivato dopo un regolamento di conti lungo un anno. Se la logica sarà quella delle correnti e delle attuali posizioni di dominio in quei percorsi la soluzione del rebus. Logica che però non elimina le incognite. La presidenza rientra in un gioco più ampio nel Pd sardo, oggi agitato oltre il previsto dopo l’uscita di scena di Renato Soru, condannato a Cagliari per evasione fiscale.

Fase che dovrebbe consolidare una nuova maggioranza nel partito e un segretario al posto di mister-Tiscali. L’obiettivo dei capi-corrente è di essere dentro la cabina di comando, con l’acquisizione di qualche presidio (leggi Isre), ma anche la cessione dello stesso, per un acquisto alternativo e più redditizio atto a consolidare il proprio ruolo. Chi, tra Bianchi, Moro e Sulas, ne guadagnerà, o rimetterà, è presto per dirlo. Uno dei tre, in ogni caso, o nessuno? In quest’ultimo caso per via dell’ingresso di un outsider, anche esterno al Pd, che metta d’accordo l’establishment democratico e la stessa coalizione che sostiene la giunta Pigliaru, destinata a un rimpasto dopo il voto di giugno per le amministrative.

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